Schede tematiche

L’approccio POWER 4 AY per lo sviluppo e il benessere di adolescenti e giovani

Dalla parte dei giovani, con le famiglie e le comunità, contro la violenza e l’esclusione

Una ragazzina dell’Albania sorride in camera. Sullo sfondo la lavagna verde di una scuola.
credits:

Save the Children

Il circolo vizioso della povertà in Albania

Nonostante sia un paese a medio reddito, l'Albania rimane una delle nazioni più povere d'Europa, con persistenti disuguaglianze e barriere sistemiche e un tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni del 21% (dato al 2021).

L'accesso limitato a servizi e opportunità contribuisce all'elevata migrazione giovanile. Nei comuni di Diber, Elbasan e Scutari, tra il 30 e il 43% della popolazione necessita di protezione sociale.

Norme sociali radicate riflettono valori conservatori e patriarcali che innescano fenomeni di violenza domestica e di genere, compresi i matrimoni precoci, impedendo alle ragazze di accedere a un'istruzione superiore e a servizi di salute sessuale e riproduttiva.

La violenza è diffusa in famiglia così come nelle comunità e i giovani ne sono direttamente o indirettamente colpiti. Le minoranze Rom ed egiziane affrontano livelli particolarmente elevati di pregiudizio e discriminazione che perpetuano la povertà e l'esclusione.

Percorsi trasformativi per il benessere dei giovani

Il progetto POWER for Adolescents and Youth - POWER 4 AY, implementato anche in Bolivia, Nepal e Uganda, sostiene i giovani nel realizzare i loro diritti e accrescere il loro benessere attraverso un approccio olistico insieme a tutti gli attori rilevanti della società. In Albania, il progetto lavora con e per i bambini, adolescenti e giovani (10 - 24 anni), che vengono aiutati a intraprendere percorsi trasformativi di autorealizzazione nei comuni di Scutari, Elbasan e Diber. Il progetto sostiene e promuove famiglie e comunità solidali e protettive, migliorando l'accesso e la qualità dei servizi di prevenzione e protezione e le capacità delle istituzioni locali e dei garanti dei diritti.

I giovani migliorano le loro competenze e opportunità attraverso la formazione sulle life skills e sulla salute sessuale e riproduttiva, un’educazione inclusiva di qualità, attraverso istituti di istruzione e formazione professionale, e l'accesso a opportunità di sostentamento. I programmi di genitorialità positiva promuovono la comunicazione all'interno delle famiglie, mentre il sostegno psicosociale individuale e familiare incanala gli sforzi per soddisfare le esigenze specifiche di ciascun caso a rischio di violenza.

Centri comunitari multifuzionali a sostegno di giovani, famiglie e comunità

Il progetto collabora con i comuni per realizzare i centri comunitari multifunzionali previsti dalla legge sui servizi sociali. Attraverso questi centri, i giovani partecipano a formazioni sulle life skills, competenze necessarie per affrontare le sfide e prendere decisioni informate, tra cui quelle che riguardano la salute sessuale e riproduttiva e la migrazione.

Tramite formazioni su Positive Discipline in Everyday Parenting, le famiglie partecipano a sessioni di formazione e creano gruppi di autosostegno. I centri coordinano gli attori della comunità, i referenti per l'istruzione, l'impiego, i servizi sanitari con i giovani.

Per rispondere alle situazioni di rischio, il progetto rafforza i servizi di protezione dell’infanzia tramite lo Steps to Protect Common Approach che prevede interventi personalizzati nella gestione dei casi per offrire un sostegno completo in coordinamento con tutti gli attori rilevanti. Questo rafforza le reti di sostegno e promuove la sostenibilità, sottolineata negli accordi con i comuni.

L’ “auto” determinazione di Leonida

Leonida, 25 anni, viene da un villaggio di Gure i Zi vicino a Scutari. A causa delle difficoltà economiche della famiglia, sua sorella ha abbandonato la scuola e si è sposata. Leonida, coprendo a fatica i costi dell'istruzione e affrontando i pregiudizi del suo villaggio, in cui i valori patriarcali incoraggiano il matrimonio precoce piuttosto che l'istruzione superiore per le ragazze, era determinata a studiare fisioterapia. Grazie al programma POWER 4 AY, ha ricevuto una formazione sulle life skills e sulla salute sessuale e riproduttiva, un tirocinio e un programma imprenditoriale.

È riuscita a coltivare la sua idea imprenditoriale e ha aperto un proprio centro di fisioterapia. Tuttora coinvolta nel progetto come modello per altre ragazze e nelle attività di sensibilizzazione della comunità, Leonida si impegna a sfidare le norme sociali che limitano l'emancipazione femminile.

I principali numeri

adolescenti e giovani hanno completato la formazione professionale 76
adolescenti e giovani hanno ricevuto un sostegno finanziario per attività imprenditoriali 12
giovani hanno ricevuto servizi di case management, incluso su violenza domestica e di genere 26
adolescenti e giovani hanno trovato un impiego 42
genitori hanno partecipato a gruppi di autosostegno e consulenza professionale 183
degli adolescenti e giovani coinvolti nel progetto si sente sicuro quando è con la propria famiglia (61% la baseline) 88 %
  • Scutari
  • Diber
  • Elbasan

Innovazione digitale in Malawi

Soluzioni tecnologiche per rispondere alle sfide dello sviluppo

Una donna del Malawi digita sul suo telefono cellulare.
credits: Sam Vox per Save the Children

Il ritardo digitale del Paese

Il Malawi è tra i paesi più poveri al mondo e tra i più vulnerabili alla crisi climatica. Due terzi della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il 37% dei bambini è colpito da ritardi nella crescita. L’85% della popolazione vive di agricoltura di sussistenza e soffre di eventi estremi come alluvioni e cicloni che sono sempre più ricorrenti. La gestione delle risorse naturali è poco sostenibile: tra i fattori principali l’uso di legna come fonte di energia causa lo scarso accesso alla rete elettrica. Preoccupante anche il livello di scolarizzazione e di uguaglianza di genere con tassi elevati di matrimoni e gravidanze precoci.

Il ritardo digitale del paese è molto forte: il Malawi è infatti al 168esimo posto su 175 paesi nell’indice di sviluppo globale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’accesso a internet è basso e molti servizi governativi (tra cui sanità e istruzione) utilizzano ancora metodi manuali per raccogliere dati e fornire prestazioni.

Sviluppo e lancio di soluzioni digitali create dai giovani

Il progetto avviato in Malawi nel 2022 mira a formare il nostro staff sullo human centred design thinking e a fornire supporto tecnico e finanziario allo sviluppo e al lancio di soluzioni digitali create dai giovani. L’intervento coinvolge vari attori che operano nel settore come enti governativi, università pubbliche e private, hub specializzati nel supporto digitale e di imprese sociali e agenzie UN (UNICEF e UNDP).

Dopo una prima formazione in materia di progettazione (studio del target, definizione del problema e della soluzione ed elaborazione del business case) rivolta sia ai membri di Save the Children che ai giovani innovatori, viene organizzata una competizione riservata ai giovani per selezionare le tre migliori idee. Segue l’avvio del programma di incubazione in cui viene fornita assistenza tecnica e finanziaria alle tre start - up per lo sviluppo del prototipo, il testing, la validazione del business model, il pilotaggio e la commercializzazione.

Le idee di innovazione selezionate

Le innovazioni proposte dai giovani coprono un’ampia varietà di temi e istanze: dalla tutela delle risorse naturali alla partecipazione dei giovani ai processi decisionali che li coinvolgono sia a livello locale che nazionale, dalla salute mentale alla disabilità e alla gestione dei casi di protezione dell’infanzia.

La prima delle tre idee selezionate si chiama E-forest - Internet of Trees e consiste in un dispositivo che permette di rilevare e prevenire attività illegali come il bracconaggio, il disboscamento illegale e gli incendi nelle foreste. La seconda è una chatbot whatsapp che si chiama Thanthwe (“roccia solida” nella lingua locale) ed è uno spazio per la prevenzione e la cura di persone con problemi di salute mentale. La terza, A Blind Classroom è una app per non vedenti in grado di leggere dei testi e di convertire gli audio in testo.

Contribuire a risolvere il problema della deforestazione e la perdita di biodiversità è ciò che mi ha spinto a dedicarmi a questo progetto.

Sono grato per questa opportunità: il programma di incubazione mi ha permesso di sviluppare il mio prototipo reperendo le componenti necessarie per realizzare il dispositivo, testarlo sul campo e perfezionarlo col supporto di laboratori tecnici ed esperti IT.
Save the Children e gli hub partner del progetto mi hanno poi aiutato a rendere più solido il mio business plan attraverso formazioni sul branding, gli aspetti finanziari e quelli relativi alla proprietà intellettuale e mettendomi a disposizione una rete di contatti - settore privato ma anche enti di ricerca e governativi - per promuovere la mia innovazione. Non vedo l’ora di lanciarla sul mercato.

Believer Umuragwa, ideatore di “E-forest - Internet of Trees”

I principali numeri

membri dello staff di Save the Children formati sui principi e gli strumenti dello human centred design thinking e sulle tecnologie digitali per lo sviluppo 28
innovazioni selezionate per il programma di incubazione (è in corso il pilotaggio cui seguirà il lancio del prodotto) 3
giovani tra i 17 e i 25 anni formati sui vari steps necessari allo sviluppo del proprio modello di business con il supporto di attori del settore privato ed esperti tecnici 25
  • Malawi

Educazione ambientale in Bosnia - Erzegovina

Il nostro impegno per migliorare la consapevolezza al cambiamento climatico nelle scuole

Bambini e bambine all’interno di una scuola, tutti con maglietta rossa, mostrano dei cartelloni da loro realizzati su temi ambientali come il riciclo.
credits: Save the Children

Una sfida intergenerazionale per i diritti dei minori

La crisi climatica rappresenta una sfida intergenerazionale per i diritti dei minori, mettendo a rischio il futuro delle nuove generazioni, soprattutto per i bambini che vivono in contesti svantaggiati e marginalizzati.

La Bosnia - Erzegovina è particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici a causa della sua posizione geografica. Nonostante siano state avviate misure preventive per affrontare i cambiamenti climatici, tuttavia, l’assenza di un approccio coordinato e pianificato, rendono la Bosnia - Erzegovina a rischio di gravi impatti economici e ambientali. È essenziale adottare una strategia decisionale ora per contenere i costi delle future misure di adattamento. Save the Children è stata riconosciuta come un punto di riferimento per le iniziative volte alla sensibilizzazione sul cambiamento climatico e alla riduzione del rischio catastrofi, ed è stato designato come partner privilegiato sia dal Ministero che dal settore pubblico e privato.

Studenti e docenti protagonisti del movimento ecologico

In Bosnia­ - Erzegovina interveniamo dal 2022 per sviluppare un modello educativo che integri tematiche ambientali nei programmi didattici.

In dieci istituti scolastici abbiamo formato insegnanti sui concetti di sostenibilità, adattamento, crisi naturali e riduzione dei rischi. Con il lavoro nelle suole l’obiettivo è promuovere la conoscenza e consapevolezza del cambiamento climatico tra gli studenti e i docenti, incoraggiandoli a diventare i protagonisti del movimento ecologico.

Per rendere le scuole degli spazi “eco­friendly”, supportiamo interventi strutturali come l’installazione di dispositivi per il controllo della qualità e purificazione dell'aria e contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti.

Voce ai giovani per un ambiente sostenibile

Grazie ai programmi di educazione ambientale, gli studenti e gli insegnanti hanno sempre più a cuore le tematiche inerenti alla crisi climatica e la sostenibilità.

Nel corso del 2023 molti studenti, con il supporto di Save the Children e degli insegnanti, hanno organizzato delle campagne di sensibilizzazione, come lo scambio di conoscenze tra alunni di diverse scuole, la realizzazione ed esposizione di diversi oggetti realizzati con materiali riciclati, la raccolta di carta e plastica, l'allestimento di una sfilata di moda con materiali riciclati, la registrazione di video di sensibilizzazione a tema salute e diritti, la scrittura di lettere di sollecitazione ai sindaci delle città per chiedere loro di investire maggiormente nella tutela ambientale per il rispetto dei diritti dei bambini a un ambiente pulito e sano.

È stata un'occasione importante per i giovani che sono riusciti a far sentire la loro voce e a sensibilizzare sulle conseguenze del cambiamento climatico, sulla salute e sui diritti dei bambini, coinvolgendo le comunità circostanti e le autorità locali.

Un ottimo esempio di cooperazione nella catena del riciclaggio

Cerchiamo di rendere le scuole degli spazi “eco - friendly” collaborando con aziende private e con i servizi pubblici di gestione dei rifiuti, potenziando così la fornitura continua di servizi a tutte le scuole. Attualmente, le scuole hanno un contatto diretto con il servizio pubblico di gestione rifiuti e hanno trovato degli accordi in cui il servizio pubblico si impegna ad assicurare la raccolta regolare dei rifiuti e il relativo riciclaggio. Un esempio di cooperazione ben riuscita tra i diversi settori: ONG, privato e pubblico.

La mia scuola come esempio per tutti

Sono felice di aver preso parte al programma di Save the Children sul cambiamento climatico.

I nostri insegnanti ci hanno mostrato in diversi modi che gli alti livelli d’inquinamento sono in un problema serio al giorno d’oggi. Abbiamo ricevuto un sensore di controllo della qualità dell’aria per la nostra scuola e l’abbiamo usato per monitorare i nostri ambienti.

Sono molto fiera della mia scuola e di tutti coloro che hanno preso parte al progetto e sicuramente continuerò a divulgare ciò che ho imparato. L’aspetto più critico è creare conoscenza del cambiamento climatico: ogni piccolo contributo è un enorme differenza per preservare il nostro pianeta.

Layla (nome di invenzione per proteggere l’identità della persona), 10 anni, frequenta la scuola primaria di Osman Nuri Hadžić

I principali numeri

scuole selezionate come eco-friendly 10

con

  • 160 contenitori istallati per la raccolta differenziata
  • 8 dispositivi per il controllo della qualità dell’aria
  • 140 purificatori d’aria
insegnanti formati sull’integrazione di tematiche inerenti al cambiamento climatico nella loro didattica che hanno realizzato a loro volta workshop 35

per 840 studenti

  • Bosnia - Erzegovina

Protezione e integrazione di minori migranti in Egitto

Un impegno per la promozione di benessere, integrazione e protezione dei minori vulnerabili
Una bambina di 12 anni legge una storia con l’aiuto di un’operatrice Save the Children, in Egitto.
credits: Hashim Khalil per Save the Childre

Il fenomeno dei flussi migratori in Egitto

L’Egitto è uno dei paesi del Nord Africa più esposti al fenomeno di flussi migratori. Il passaggio di rifugiati e migranti pone sfide significative. Si stima infatti un movimento annuale di oltre 500 mila migranti di cui il 55% minori, prevalentemente di nazionalità eritrea, sudanese e sud sudanese. Questo costante flusso pesa sulle risorse disponibili creando carenze significative soprattutto per garantire l’accesso ai servizi educativi, di salute mentale e supporto psicosociale.

I minori non accompagnati risultano particolarmente vulnerabili a sfruttamento sessuale, tratta e violenza di gruppo. Ragazze e ragazzi, infatti, provenienti soprattutto da Sudan ed Eritrea, spesso affrontano esperienze di violenza di genere ed emarginazione a causa dell'identità o dell'orientamento sessuale. Il 41% dei minori segnala difficoltà di accesso all’educazione scolastica. L'iscrizione alle scuole pubbliche è spesso difficile a causa delle nazionalità di provenienza, delle limitate risorse finanziarie o di discriminazioni di vario genere.

Valorizzazione di percorsi verso l'autonomia e l'integrazione

Valorizzazione di percorsi verso l'autonomia e l'integrazione Save the Children si impegna a supportare i sistemi di protezione e integrazione di minori non accompagnati, giovani richiedenti asilo e migranti d’età compresa tra i 14 e i 24 anni in Egitto, al Cairo.

L'approccio adottato prevede la valorizzazione di percorsi verso l’autonomia e l’integrazione nelle comunità locali, offrendo servizi personalizzati in ambienti accoglienti.

Vengono realizzate attività di supporto psicosociale, con la formazione di personale locale tra cui psicologi, insegnanti e tutor ed erogati aiuti economici per i minori non accompagnati particolarmente vulnerabili, al fine di coprire le spese di emergenza specifiche o inattese e prevenire il rischio di insicurezza economica e di abuso nelle sue diverse forme.

Un focus centrale è garantire l'accesso all'istruzione non formale e alla formazione professionale attraverso corsi di lingua e la creazione di club per il recupero scolastico e la distribuzione di kit scolastici fornendo ai giovani gli strumenti necessari per un apprendimento adeguato.

La storia di Aamira

Spero che la situazione in Sudan cambi, che non ci siano più alluvioni e le persone non siano più costrette a scappare ma che abbiano una vita felice.

Aamira (nome di invenzione per proteggere l’identità della persona) ha 14 anni. Nel 2020 una devastante alluvione ha colpito la sua comunità, distruggendo casa sua. Alcuni dei suoi amici sono morti durante l’alluvione. Insieme alla sua famiglia è dovuta migrare in Egitto, al Cairo dove vive attualmente. "All’inizio la mia vita qui in Egitto non è stata semplice, ero triste e piangevo. Volevo ritornare in Sudan, ma ero anche spaventata per via delle alluvioni". Attualmente Aamira frequenta una scuola comunitaria al Cairo supportata da Save the Children. E ha partecipato delle sessioni di life skills offerte dal progetto. Aamira è ora contenta di studiare, ha il sogno di viaggiare tanto ma anche di tornare in Sudan.

I principali numeri

minori non accompagnati presi in carico 274
hanno avuto accesso a servizi di supporto psicosociale 107
minori non accompagnati sono stati supportati con aiuti economici 95
raggiunti dalle iniziative di supporto all’accesso scolastico e all'educazione informale 214
giovani hanno partecipato ad un evento sull’arte che ha favorito l’integrazione sociale dei giovani migranti 54
  • Egitto

La crisi complessa nei Territori Palestinesi Occupati e il conflitto a Gaza

La risposta di Save the Children ai bisogni crescenti
Primo piano di un padre palestinese con i suoi due figli
credits:

Save the Children

L’occupazione e il conflitto armato

I Territori Palestinesi Occupati stanno attraversando il peggior conflitto della storia del paese dal 1948. Dallo scoppio del conflitto del 7 ottobre 2023 infatti, le violenze e i bombardamenti hanno compromesso ancora di più un contesto già provato da 56 anni di occupazione e da 16 anni di blocco di Gaza, rendendo le comunità più vulnerabili agli impatti della guerra, riducendo ulteriormente l'accesso a mezzi di sussistenza necessari per farvi fronte e limitando la possibilità di aiuti umanitari. Il conflitto sta lasciando un numero crescente di persone, compresi bambini, senza familiari sopravvissuti, intere aree sono state distrutte, mettendo a rischio la sopravvivenza e la salute psicofisica delle famiglie. In questa guerra assistiamo quotidianamente a gravi violazioni quali uccisioni e menomazioni, rapimenti e violenze sessuali.

Dal 7 ottobre 2023, inizio del conflitto, a inizio marzo 2024 (stime):

di bambini presenti nella striscia di Gaza 1,1 milioni

di cui 12 mila rimasti uccisi

in situazione di fame e malnutrizione 2,3 milioni di persone

di cui il 30% bambini

della popolazione del nord di Gaza senza accesso ad acqua potabile 81 %
di persone sfollate a Rafah, costrette ad abbandonare le proprie case 1 milione
scuole danneggiate 369

su un totale di 495

strutture sanitarie distrutte o danneggiate 155
ospedali distrutti o danneggiati 30
ambulanze distrutte o danneggiate 126

In questi momenti, sentiamo che non c’è differenza tra la vita e la morte, e che faresti meglio a restare in una stanza con i tuoi figli e tua moglie, così morirete tutti insieme e nessuno rimarrà a piangere per gli altri. Quel che è peggio è che rimani sveglio tutta la notte per il rumore degli attacchi aerei e le urla dei tuoi figli, delle persone anziane, dei giovani.

Una vita così è difficile. È così straziante separarsi dai propri cari.

Ahmed (nome di invenzione per proteggere l’identità delle persone), padre di 6 figli.

L’intervento di Save the Children

Save the Children è presente nei Territori Palestinesi Occupati dal 1953, con una presenza permanente dal 1973, fornendo servizi essenziali e sostegno ai bambini vittime del conflitto. Nel 2023, Save the Children ha lavorato con interventi multisettoriali direttamente e con partner locali.

A seguito dell'escalation di violenze correlate agli attacchi del 7 ottobre, abbiamo potenziato la risposta, aiutando i colleghi sul campo a rispondere rapidamente e a fornire interventi salvavita. Nonostante le difficoltà logistiche e di accesso per portare gli aiuti a Gaza, i nostri colleghi nei Territori Palestinesi Occupati, nell’ufficio regionale e in Egitto, stanno coordinando l’assistenza umanitaria attraverso la Giordania e l’Egitto.

I partner locali sono stati fondamentali nel garantire la distribuzione di materiali e beni essenziali lavorando a stretto contatto con l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA). Siamo stati tra i primi ad essere presenti al valico di Rafah e, di conseguenza, tra le prime organizzazioni a portare aiuti a Gaza, un approccio poi replicato da altre organizzazioni.

I fondi globali umanitari

Grazie alla flessibilità garantita dal nostro Fondo Globale Umanitario, Save the Children ha risposto in modo tempestivo fin dall’inizio del conflitto del 7 ottobre 2023, garantendo personale tecnico competente nella gestione degli aiuti umanitari e servizi di sicurezza alimentare, nutrizione, supporto psicofisico, distribuzione di medicinali e trasferimento di denaro.

I principali numeri

persone raggiunte 323.000

di cui:

  • 165.000 bambini nella Striscia di Gaza
  • 8.900 bambini in Cisgiordania
allocati dal Fondo Globale Umanitario per la risposta al conflitto 9,2 milioni di dollari

Dall'inizio della risposta al conflitto

La risposta di Save the Children in contesto umanitario

Il 2023 è stato un anno ancora caratterizzato da importanti e complesse sfide umanitarie, annunciato fin dal suo inizio dal devastante terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria.

Il contesto umanitario ha continuato, infatti, ad essere caratterizzato dalla prevalenza dei conflitti come metodo di risoluzione delle controversie internazionali, in un quadro di complessiva crisi della fiducia nel sistema multilaterale e di articolazione della complessità geopolitica globale. Non solo sono scoppiati nuovi conflitti, ma anche quelli esistenti hanno confermato il loro protrarsi, come nel caso dello Yemen e della Siria. La guerra russo - ucraina, ben lontana dal trovare una risoluzione si avvia su questa strada, mentre aree già instabili come la Repubblica Democratica del Congo hanno visto nel corso dell’anno l’intensificarsi del quadro conflittuale.

In aprile, la violenta esplosione dei combattimenti in Sudan ha spinto milioni di persone in condizioni disperate, mentre l’Afghanistan vede compromesso l’accesso al cibo della grande maggioranza della propria popolazione per il sommarsi delle conseguenze economiche della presa del potere da parte del regime de facto dei Talebani, con eventi naturali catastrofici e il flusso di rientro di popolazione dal Pakistan.

In ottobre, la catastrofica guerra tra Israele e i Territori Palestinesi Occupati ha portato a livelli estremi di sofferenza per i bambini nella Striscia di Gaza, vittime dei bombardamenti e della malnutrizione causata da un impedimento radicale dell’accesso umanitario.

Al tempo stesso gli effetti estremi del cambiamento climatico hanno manifestato nel 2023 tutto il loro impatto, spinti anche verso la fine dell’anno dalle conseguenze del fenomeno climatico El Nino. Nell’alternarsi di fenomeni a tratti acuti ed episodici, ma più in generale già cronicizzati, aree geografiche come il Corno d’Africa e il Sahel hanno vissuto una drammatica combinazione di instabilità politica, siccità ed alluvioni che ha spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare le proprie case per cercare rifugio in zone limitrofe o direttamente in altri paesi, contribuendo a portare la malnutrizione ai massimi livelli storici a livello globale. Le donne e le bambine sono risultate sistematicamente più colpite da queste dinamiche, sia per la maggior vulnerabilità e il più difficile accesso alle risorse, sia per l’aumentare di dinamiche di violenza di genere.

Save the Children nell’arco dell’anno ha risposto a tutte queste emergenze facendo ogni sforzo per salvare le vite e diminuire le sofferenze dei bambini e delle bambine, lavorando incessantemente per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei propri interventi. Abbiamo in particolare supportato gli interventi in Afghanistan, affinché garantissero i diritti dei bambini e in particolare delle bambine all’accesso all’educazione e protezione. Abbiamo mantenuto il focus sul Corno d’Africa, in Somalia e in Etiopia con interventi di supporto alle famiglie per mitigare le conseguenze della crisi climatica e politica, rafforzando la loro capacità di sussistenza e di prevenzione della malnutrizione dei bambini e bambine.

Alla fine dell’anno, abbiamo supportato la rimodulazione dei progetti nei Territori Palestinesi Occupati per poter rispondere alla crisi umanitaria legata al conflitto in corso, così come in Libano per far fronte all’aggravata crisi economica e politica del Paese.

Grazie al nostro Fondo Umanitario Globale, l’Humanitarian Fund, abbiamo mantenuto alta la nostra capacità di essere pronti a rispondere fin dall’insorgere dell’emergenza, attivando anche dinamiche di anticipazione e prevenzione dei fenomeni, per rendere ancora più tempestiva la nostra azione e diminuire l’impatto sulle popolazioni colpite.

Ci siamo battuti in ogni contesto di emergenza per diminuire l’impatto della malnutrizione acuta, con le nostre Unità Mediche Mobili e con il lavoro al fianco delle unità sanitarie locali, ma anche attivando sistemi di protezione per i bambini e le bambine più vulnerabili, soprattutto i minori separati dalle loro famiglie. Abbiamo promosso l’educazione, soprattutto là dove le emergenze la colpiscono, negandone il diritto, sostenendo i sistemi scolastici esistenti e seguendo soprattutto i bambini marginalizzati, per il genere, la disabilità o l’appartenenza etnica. Abbiamo negoziato senza resa per l’accesso degli aiuti e per il diritto di chi è colpito dalle emergenze di ricevere assistenza umanitaria.

Tutto questo lo abbiamo fatto grazie ai nostri interventi diretti e grazie ai nostri partner locali e alla società civile dei paesi in cui interveniamo, che affianchiamo con impegno e determinazione per rispondere ai bisogni delle popolazioni colpite.

Il terremoto in Siria - Turchia

Durante la notte del 6 febbraio 2023 un forte terremoto e numerose scosse di assestamento hanno colpito la Turchia e la Siria. Più di 56.000 persone sono rimaste uccise, e più di 18 milioni di persone, tra cui 6,2 milioni di bambini, hanno subito danni e perso casa. Oggi, dopo un anno, migliaia di famiglie in Turchia vivono ancora in alloggi temporanei.

Grazie al Fondo Globale Umanitario è stato possibile far fronte a bisogni urgenti e per estendere la portata degli interventi a diversi settori, sostenendo partner locali per realizzare attività di protezione, supporto psicosociale, educazione.

Abbiamo bisogno di molte cose

Dal momento che la nostra casa è diventata inagibile, verremo trasferiti in un campo. Non so come faremo ad abituarci ma è sicuramente meglio e più sicuro vivere all’interno di un campo che stare nelle case che ormai sono danneggiate e pericolanti. Le scosse di assestamento non si sono mai fermate dal giorno del terremoto. Abbiamo bisogno di molte cose ma le due cose più importanti sono: trovare un riparo e beni primari p er i bambini.

Una mamma, costretta a scendere di corsa in strada con la famiglia quando il terremoto in Turchia ha scosso la sua casa. Insieme al marito e ai figli è ospite in un rifugio temporaneo nel Governatorato di Idlib

Il conflitto in Ucraina

La guerra in Ucraina ha devastato la vita di almeno 7,5 milioni di bambini. Si stima che circa 14,6 milioni di persone abbiano bisogno di aiuto umanitario a livello globale, di cui il 40% vive in Ucraina. Dall’inizio del conflitto, circa 1,4 milioni di case sono state distrutte e innumerevoli scuole e strutture pubbliche sono state danneggiate.

Nel 2023 Save the Children ha continuato a supportare la risposta in Ucraina e nelle regioni vicine. Grazie ai fondi umanitari flessibili, è stato possibile intervenire su diverse priorità in un contesto in continuo mutamento. Sono stati realizzati rifugi nelle scuole, centri di apprendimento digitale, implementati servizi sociali di protezione.

L’intervento immediato in Afghanistan grazie ai fondi flessibili

L’Afghanistan rimane un contesto di crisi complessa e protratta. Dal 2021, dopo il ritorno al governo dei Talebani, si susseguono rallentamenti economici e sociali a cui si aggiungono catastrofi ambientali che hanno esacerbato i bisogni e le vulnerabilità. Nel 2023 infatti la regione di Herat è stata colpita da quattro terremoti, causando uno tra i disastri naturali più gravi che abbia colpito il Paese negli ultimi decenni.
Grazie ai fondi flessibili del Fondo Globale Umanitario, Save the Children ha potuto finanziare risposte immediate per affrontare le necessità primarie della popolazione colpita dal terremoto per un totale di 300 mila dollari utilizzati, per esempio, per la costruzione di sistemi idrici a energia solare e di pozzi per la fornitura di acqua potabile al fine di ridurre il rischio di trasmissione di malattie e per garantire una migliore igiene e sicurezza alimentare, e per la costruzione di spazi protetti e sicuri per bambini, bambine e famiglie.

La complessità di una distinzione netta tra contesto umanitario e sviluppo

Nelle emergenze, lavoriamo in risposta a crisi improvvise come una catastrofe naturale, croniche, come una alluvione ricorrente ad ogni stagione delle piogge, o prolungate come la lenta avanzata dei fenomeni di cambiamento climatici o una guerra decennale. Nelle prime, interveniamo con attività urgenti e di immediato soccorso - come la fornitura di servizi essenziali per salvare vite umane e ridurne le sofferenze.

Nella progettazione di sviluppo, invece, lavoriamo su progetti di più lungo termine, atti ad ottenere un cambiamento sostenibile, di lunga durata e di ampio impatto. Lo facciamo collaborando con gli stakeholder o le autorità locali a sostegno del sistema di welfare e delle politiche sociali ed economiche dei paesi di intervento - promuovendo, ad esempio, il benessere di bambine e bambini tramite l'accesso concreto ai diritti per loro, le loro famiglie e le loro comunità.

Negli ultimi anni, ci stiamo trovando sempre di più a dover impostare attività che rispondono a modalità emergenziali, anche in paesi dove tradizionalmente lavoriamo con un approccio di lungo termine in quanto assistiamo al sovrapporsi e al protrarsi di un maggior numero di crisi politiche, economiche, sanitarie, o climatiche in un continuum dove la separazione tra azione di emergenza e attività di sviluppo si fa indefinita. È per questo che siamo costretti spesso a rimodulare la programmazione e la progettazione per essere sempre più pronti e reattivi e raggiungere la massima efficacia in base al mutare dei contesti nei quali ci troviamo ad operare. È dunque sempre più difficile poter definire un contesto puramente di “sviluppo” o “emergenziale”, in quanto abbiamo visto - chiaramente con l’arrivo del Covid-19, ad esempio, o con le improvvise crisi climatiche o sanitarie (come terremoti, inondazioni, epidemie) o politiche (colpi di stato o crisi economiche) - come uno stesso paese si trovi, purtroppo, ad attraversare varie fasi, a volte tra di loro sovrapposte.

I fondi globali: uno sforzo comune del movimento Save the Children per massimizzare l’impatto e la copertura geografica

Save the Children Italia fa parte di un movimento di trenta organizzazioni “sorelle”. Insieme contribuiscono al raggiungimento di obiettivi globali per i bambini e le bambine.

Tutte le Save the Children del mondo finanziano direttamente alcuni progetti, ma spesso mettono in comune risorse tra loro per massimizzare la copertura geografica, l’impatto di Save the Children a livello mondiale e coordinare al meglio i propri sforzi. Questa modalità si basa su un approccio che chiamiamo Fondi Globali.

Il principale Fondo Globale che Save the Children Italia sostiene fortemente si chiama Humanitarian Fund (Fondo Umanitario) per agire in caso di emergenze complesse in maniera efficace. L’Humanitarian Fund permette di rispondere velocemente in situazioni di emergenza o di lavorare sulla preparazione alle crisi ­- attraverso attività di mitigazione dell’impatto - in particolare nei paesi dove le emergenze sono ricorrenti, prevedibili, o croniche. Lo strumento di raccolta fondi che permette a Save the Children Italia di contribuire a questo sforzo comune è il Children Emergency Fund (CEF).

I fondi raccolti attraverso il CEF convergono nell’Humanitarian Fund. Un secondo Fondo Globale al quale Save the Children Italia contribuisce dalla sua nascita è il Safe Back to School and Learning “Ritorno in sicurezza a scuola”, un fondo eccezionale creato nel 2021 per assicurare una veloce risposta all’impatto dell’emergenza pandemica sull’educazione dei minori. A partire dalla sua iniziale funzione di mitigazione del Covid­-19, il Safe Back to School and Learning ha poi espanso la propria portata e sta creando soluzioni e strumenti a cui attingere in paesi e contesti diversi e impattati non solo dall’emergenza sanitaria, ma anche da quella climatica, da conflitti o instabilità politica: tutte quelle situazioni in cui bambine e bambini vedono ridursi o addirittura negarsi il loro diritto fondamentale all’educazione. Come per l’Humanitarian Fund, questo Fondo Globale permette di modulare approcci specifici, trasferirli e adattarli velocemente a paesi in contesti molto diversi.

In Save the Children stiamo perseguendo una strategia di rafforzamento sempre maggiore dei Fondi Globali, in particolare dell’Humanitarian Fund, in nome della collaborazione tra membri della famiglia. Una strategia che dimostra l’importanza e la voglia di lavorare insieme come movimento globale, insieme ai nostri partner, per una scala d’impatto maggiore, che ci consente di essere presenti anche dove c’è meno visibilità mediatica, o dove crediamo sia importante lavorare per prevenire l’acuirsi di una crisi.

Fondi Globali, per una scala di impatto maggiore

In una regione come l’Africa occidentale e centrale, dove i conflitti protratti e l’elevata esposizione agli eventi climatici sono il denominatore comune, il Fondo Globale Umanitario è stato fondamentale nel 2023 per garantire l’adattabilità operativa all’interno della regione. Sfruttando la flessibilità dei fondi, abbiamo effettuato investimenti sostanziali per migliorare l’accesso, consentendo ai nostri team di continuare a lavorare in aree remote.

Irina Mordvintseva, Responsabile regionale degli aiuti umanitari dell’Africa centrale e occidentale

Il fondo emergenza per i bambini

Il Fondo Emergenza per i Bambini (Children Emergency Fund - CEF) è lo strumento di raccolta fondi che permette a Save the Children di raccogliere fondi completamente liberi per finanziare in maniere veloce la risposta alle emergenze attraverso il Fondo Globale Umanitario. Al CEF partecipano privati cittadini ma anche aziende, Piccole e Medie Imprese, Enti, Istituzioni e Grandi donatori.

Tutti, grazie al loro importantissimo contributo, ci aiutano a correre più veloce e ad essere tempestivi in caso di crisi o catastroffi naturali.

Il Fondo Globale Umanitario

ll Fondo Globale Umanitario (Humanitarian Fund) è al suo terzo anno di vita e, ad oggi, è più rilevante che mai in risposta alle dimensioni e alla complessità crescente delle crisi e quindi al numero sempre maggiore di persone esposte alle emergenze.

Nel 2023 il Fondo ha consentito di aumentare la copertura geografica e il numero di interventi rispetto al passato. È diventato così lo strumento di finanziamento delle risposte alle emergenze che permette a Save the Children di attivarsi in maniera agile e tempestiva in situazioni di emergenza o di lavorare sulla preparazione alle crisi attraverso attività di mitigazione dell’impatto, in particolare nei paesi dove le emergenze sono ricorrenti, prevedibili, o croniche.

Attraverso il Fondo Globale Umanitario, nel corso del 2023, Save the Children ha rafforzato l’efficacia della propria azione nella risposta immediata a crisi complesse e urgenti come il terremoto in Siria e Turchia, il conflitto nei Territori Palestinesi Occupati­Israele, il conflitto in Sudan.

Allo stesso modo, il Fondo ci ha permesso di intervenire nelle emergenze croniche come in Yemen, Afghanistan e nel Corno d’Africa dove si sono raggiunti livelli record di persone sfollate e malnutrite, fornendo aiuti essenziali per salvare la vita di bambine, bambini e famiglie.

Altri dati in evidenza

  • Il 62% è stato allocato in Medio Oriente, Nord Africa e Europa orientale per la risposta al terremoto in Siria-Turchia, al conflitto nei Territori Palestinesi Occupati-Israele e la risposta in Ucraina e ai rifugiati nei paesi limitrofi; il 22% dei fondi è stato trasferito all’Africa subshariana, il 9% in Asia e il 5% in America Latina e Caraibi, oltre al supporto per la gestione del Fondo Globale.
  • Il 41% dei fondi è stato allocato per la risposta entro 2 giorni dallo scoppio dell'emergenza.

Anticipazione e prevenzione delle emergenze

A livello globale, la riduzione dell’impatto delle crisi e disastri sulle comunità vulnerabili e la risposta tempestiva ed efficace sono al centro delle priorità strategiche di Save the Children.

Il Fondo Globale Umanitario ci permette di finanziare interventi di prevenzione e anticipazione delle crisi permettendo ampia flessibilità e adattamento a seconda delle necessità. Nel 2023, infatti, sono stati stanziati circa 12 milioni di dollari ad iniziative preventive, come ad esempio a 14 paesi ad alto rischio di effetti negativi causati da El Niño.
Ad oggi, il Fondo Globale Umanitario compie tre anni e ha visto una progressiva evoluzione nel modo in cui i fondi flessibili vengono strategicamente utilizzati e stanziati per la promozione di azioni tempestive in risposta a crisi ed emergenze. Infatti, se inizialmente l’impegno si concentrava sulla preparazione alle emergenze, oggi ci focalizziamo sempre di più verso interventi di anticipazione e prevenzione delle emergenze in collaborazione con attori locali per ridurne l’impatto.

Localizzazione della risposta umanitaria

Dalla nascita del Fondo Globale Umanitario sono sempre di più i finanziamenti che trasferiamo direttamente ai partner locali e nazionali, i quali risultano evidenti attori chiave e fondamentali nelle risposte di Save the Children, nonchè i primi rispondenti alle emergenze sul campo.

Nel 2023 abbiamo trasferito a partner locali e nazionali 26,1 mln di dollari, impegnandoci affinché gli uffici locali possano attuare strategie locali.

L’efficacia del Fondo Umanitario Globale

La flessibilità del Fondo Globale Umanitario consente ai team di emergenza di essere i primi sul campo, cosa particolarmente vitale in contesti di emergenza cronica con frequenti nuove emergenze o “picchi” come nel contesto asiatico.

In Afghanistan, grazie a fondi flessibili, è stato possibile mobilitarsi rapidamente sia per la risposta al terremoto di Herat che per il supporto alle persone rimpatriate dal Pakistan, soddisfando immediatamente i bisogni dei bambini e delle loro famiglie colpiti dalle due crisi.

Zofia Okuniewska, Acting Asia Regional Humanitarian Director

Il Fondo Globale Safe Back to School and Learning

250 milioni di bambini, nel 2023, sono fuori dal circuito scolastico, la cifra più alta mai registrata. Quasi 400 milioni di bambini in età di scuola primaria non sanno leggere né scrivere e questo numero non potrà che aumentare, con il 20% dei giovani e il 30% degli adulti che non saranno in grado di leggere entro il 2030.

Il 2023 è stato ancora una volta un anno record per i bisogni umanitari, destinati a crescere anche in futuro con il pericolo reale che milioni di bambini non tornino mai più a studiare.

Il Fondo Globale Safe Back to School and Learning, creato da Save the Children nel 2021, intende contribuire a dare una risposta alla crisi educativa in corso e riportare bambine e bambini a scuola perché ciascuno di loro veda garantito il proprio diritto all’educazione e possa avere la vita che desidera.

Un laboratorio di sostenibilità e innovazione

Il Fondo Globale Safe Back to School and Learning ricerca soluzioni sostenibili e innovative per eliminare le barriere che ostacolano l’accesso a un’educazione primaria di qualità. Più della metà dei progetti implementati nel 2023 includono innovazioni strategiche, programmi di cambiamento sociale, l’impegno del governo e il sostegno della comunità come elementi essenziali affinché l’impatto del progetto continui oltre lo specifico periodo di implementazione.

Soluzioni digitali, il caso in Turchia

Save the Children in Turchia ha adottando un approccio digitale per garantire che l’intervento finanziato dal fondo Safe Back to School and Learning sia sostenibile. I devastanti terremoti che si sono verificati a febbraio 2023 hanno reso l’accesso all’istruzione una sfida importante. Tra i principali interventi è stata creata un’app digitale per il supporto all’apprendimento, pubblicizzata attraverso i social media per incentivarne l’utilizzo e garantire l’accesso a materiale educativo. Tutti i moduli didattici dell'app sono disponibili liberamente in formato mobile e sul sito di Save the Children Turchia. Nell'ambito della campagna di informazione e sensibilizzazione, sono state distribuite alle famiglie nell'area di Gaziantep e Hatay 6.000 brochure con informazioni sui moduli didattici e codici QR per scaricare l'app mobile, mentre altro materiale informativo sulla protezione e l’istruzione dei bambini è stato destinato a diversi attori, compresi il Ministero dell’Istruzione Nazionale, il Ministero della Famiglia e dei Servizi Sociali, e le ONG.

Strumenti di apprendimento per i rifugiati

Malak, undici anni, ha perso la casa durante i terremoti del febbraio 2023 in Turchia. Ora vive con la sua famiglia in un container in un campo rifugiati a Gaziantep. Dopo i terremoti, Save the Children ha distribuito materiali didattici come zaini, libri di testo, quaderni e matite a 5.129 bambini, tra cui Malak. Nonostante le condizioni del campo e la mancanza di scuole nelle vicinanze, Malak cerca di continuare la sua istruzione.

Mi piacciono tutti i materiali che ci avete fornito, è molto importante per me nel mio percorso formativo. Amo studiare e amo aiutare le persone, ecco perché voglio continuare i miei studi e diventare medico.

Malak