Schede tematiche

Rafforziamo le comunità rurali in Malawi

Il nostro impegno per le famiglie e i bambini contro gli effetti della crisi climatica
Tiago, 16 anni, mentre costruisce una scopa con l'erba per aiutare la sua comunità, Malawi
credits:

Thoko Chikondi

Lavoriamo per accrescere la sicurezza alimentare, le capacità di adattamento e di prevenzione dei danni causati dalla crisi climatica, promuovendo una migliore gestione delle risorse naturali.

Un Paese vulnerabile

Il Malawi è uno dei paesi più poveri e vulnerabili al mondo, costretto ad affrontare emergenze complesse e ricorrenti, accentuate dalla crisi climatica. Il 70% della popolazione vive in povertà, e un bambino su tre nel paese è malnutrito. Nell’area di Zomba, nel sud del paese, in cui Save the Children Italia lavora con il progetto RED (Resilient Economic Develpment gains), le famiglie vivono principalmente di agricoltura e lavoro occasionale.

La produzione agricola, basata su tecniche conservative, è scarsa, poco redditizia e strettamente dipendente dalle piogge. Inoltre, circa un terzo delle famiglie è costantemente in deficit di produzione alimentare e un terzo dei minori sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica. Queste complessità sono aggravate dal ricorrere di catastrofi naturali, come il recente ciclone Freddy, che comportano la distruzione di mezzi di sostentamento e contribuiscono ad aumentare il numero di sfollati bisognosi di assistenza umanitaria.

L’approccio RED per difendersi dagli effetti della crisi climatica

RED è un approccio sviluppato da Save the Children Italia e implementato per la prima volta in Malawi attraverso un programma quinquennale (2019 - 2024), che ha come obiettivo il rafforzamento e la diversificazione dei mezzi di sostentamento per garantire alle famiglie fortemente dipendenti dall'agricoltura la possibilità di far fronte agli effetti della crisi climatica per provvedere al fabbisogno dei propri cari.

Rivolgendosi in particolare alle famiglie più; vulnerabili del distretto rurale di Zomba e con bambini di età; inferiore ai cinque anni a rischio di malnutrizione e insicurezza alimentare, il RED favorisce l'adozione di buone pratiche nutrizionali attraverso la promozione di tecniche agricole e di allevamento diversificate, attività; di sensibilizzazione e una migliore gestione delle risorse naturali come primo strumento di difesa dagli effetti della crisi climatica.

Tra le attività, il progetto prevede inoltre trasferimenti di denaro per supportare le persone colpite da shock esterni, come un evento climatico avverso o un cambiamento della situazione economica imprevisto, e consentire loro di rispondere ai loro bisogni.

L’impatto del progetto RED

In collaborazione con l’Università Bocconi e, in particolare, con il Laboratory for Effective Anti-Poverty Policies, Save the Children Italia sta conducendo uno studio di impatto che mira a valutare i risultati del RED sulle famiglie raggiunte dal progetto confrontandole con altre in tutto simili, ma non partecipanti alle attività (gruppo di controllo).

I risultati di questa valutazione mostrano quindi quanto il progetto abbia fatto la differenza per quelle famiglie.

I principali numeri (da gennaio 2020 a dicembre 2022)

Incremento percentuale 35 %

il reddito delle famiglie raggiunte dal RED rispetto a quelle che non hanno beneficiato del supporto del progetto (gruppo di controllo).

Incremento percentuale 14 %

i livelli di spesa pro-capite delle famiglie rispetto a quelli delle famiglie non raggiunte dal progetto, con maggiori risorse destinate all’alimentazione, alla salute e all’educazione dei bambini:

  • +8% per cibo e spese scolastiche
  • +24% per spese mediche
Incremento percentuale 17 %

di famiglie in grado di mantenere il proprio reddito in caso di crisi rispetto a quelle non incluse nel progetto.

più di 2 famiglie su 3 in sicurezza alimentare (secondo il Food Consumption Score, un indice che tiene conto della diversificazione della dieta, della frequenza dei pasti e dell’apporto nutritivo degli alimenti). Questa proporzione scende a poco più di 1 su 2 nel gruppo di controllo.

  • Malawi

Il progetto RED a COOPERA2022

La nostra esperienza del progetto RED in Malawi ha costituito una buona pratica che è stata raccontata nell’ambito della seconda edizione di COOPERA, la Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Sviluppo, convocata dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione
Internazionale e tenutasi a Roma tra il 23 e il 24 giugno 2022. Per la tematica Pianeta, una delle cinque categorie scelte per questa seconda edizione - insieme a Pace, Persone, Prosperità e Partnership - Save the Children Italia ha facilitato la partecipazione di McPherson Kapalamula, Project Manager del Progetto RED, sottolineando l’importanza di investire nella resilienza delle comunità locali e diversificare i
mezzi di sussistenza per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.

Insieme a McPherson, sono intervenuti interlocutori istituzionali e del settore privato tra cui il Ministro della Transizione Ecologica e rappresentanti di Cassa Depositi e Prestiti, IRENA, Green Climate Fund e RES4AFRICA Foundation.

Provvedere ai bisogni dei propri figli, una grande gioia

...L'agricoltura domestica è stata una grande fonte di sicurezza alimentare per la nostra famiglia, adesso siamo persino in grado di vendere i prodotti in eccedenza e utilizzare i soldi per acquistare altri beni necessari per i nostri figli. Grazie al consumo di cibo nutriente prodotto nella nostra fattoria, la salute e l'alimentazione di tutta la famiglia sono migliorate.
Inoltre, siamo ora in grado di accedere ad attività redditizie come l'allevamento e l'agricoltura, che ci permettono di provvedere ai bisogni dei nostri figli e di mandarli a scuola.

Un partecipante del villaggio di Mwanafumu.

Stop al lavoro minorile in Costa D'Avorio

Istruzione di qualità, protezione e sostegno alle famiglie per scoraggiare il lavoro minorile nella produzione del cacao.

Costa d'Avorio, contrasto al lavoro minorile e accesso all'educazione, villaggio di Kodatchad
credits: Lorenzo Pallini

Save the Children lavora per il benessere delle bambine e dei bambini, garantendo l’accesso ad un’istruzione di qualità, un miglioramento del sistema di protezione locale e un sostegno alle famiglie, perché un aumento del loro reddito possa scoraggiare il coinvolgimento dei bambini in lavori pesanti o pericolosi.

Il lavoro minorile in Costa D’Avorio

La regione in cui Save the Children interviene con il finanziamento e il sostegno di Ferrero è quella della Haut Sassandra, nell’ovest della Costa d’Avorio. Il problema critico e complesso del lavoro minorile nel paese affonda le sue radici nella povertà.

Si tratta di una zona rurale, con villaggi immersi nelle piantagioni, molto lontani l’uno dall’altro e soprattutto distanti dai servizi di base: l’80% di bambine e bambini di 0-4 anni non ha accesso a servizi sanitari. Il numero di minori che non va a scuola è molto elevato: quasi la metà di quelli di età compresa tra i 5 e i 14 anni e l’85% di ragazze e ragazzi tra 15 e 17 anni (Ministère du Plan et du Développement Analyse des privations Multiples des enfants en Côte d’Ivoire selon le modèle N-MODA, UNICEF).

Il 70% non può accedere a sistemi di protezione dalla violenza, il 30% di minori tra 5-17 anni è coinvolto in lavori pericolosi (Multiple Indicator Cluster Survey, 2016). L’agricoltura è l’attività principale delle famiglie: tra il 70% e l’80% dipendono dalla coltivazione del cacao. I genitori spesso coinvolgono i bambini e le bambine nel lavoro nei campi.

  • Haut Sassandra

Le classi ponte e l’intervento per migliorare la vita di bambini e adolescenti

Nel 2020, Save the Children ha avviato un progetto quinquennale per contrastare il lavoro minorile e proteggere e migliorare la vita di bambine, bambini, adolescenti e giovani in 65 comunità rurali direttamente collegate alla filiera del cacao di Ferrero.

Per assicurare risultati duraturi, il progetto coinvolge tutta la comunità e prevede la realizzazione di varie attività che intervengono a 360 gradi permettendo di migliorare la nutrizione dei bambini e delle famiglie, di aumentare l’accesso ad un’istruzione di qualità e rafforzare le comunità attraverso la formazione di adolescenti e adulti per una più efficace gestione delle risorse collettive, favorendo sinergie con le istituzioni nazionali.

Tra le attività più rilevanti, c’è la creazione di classi ponte: gruppi classe con programmi di apprendimento intensivo, progettati per aiutare i bambini che non hanno mai potuto frequentare la scuola a raggiungere un livello sufficiente per essere integrati nei percorsi scolastici formali. Inoltre, per migliorare la situazione socio-economica delle famiglie, il progetto supporta la formazione di gruppi di risparmio e credito, favorendo l’accesso ad attività diverse dalla coltivazione del cacao e sostenendo il loro reddito.

  • Costa D'Avorio

I principali numeri

Aule 61

sono state costruite o ristrutturate per garantire ai bambini di tutte le comunità la possibilità di frequentare le classi ponte

Bambini (9-14 anni) 1.975

che non frequentavano la scuola sono stati iscritti alle classi ponte

Bambini 502

sono stati integrati nella scuola formale con primi risultati eccellenti

Dall’inizio del progetto, le Associazioni di Risparmio e Credito create grazie al nostro intevento hanno raddoppiato i loro risparmi e in alcuni casi hanno anche permesso a chi ne fa parte di avviare un’attività economica per migliorare le condizioni delle loro famiglie.

Rasina è entrata nell’AVEC (Association Villageoise d’Epargne et Crédit)

Grazie alla partecipazione all’AVEC adesso la mia voce di donna è presa in considerazione.

Rasina. L’AVEC (Associazione di Risparmio e Credito) consiste in un gruppo formalmente creato e regolamentato di persone che risparmiano insieme e prendono prestiti esigui per avviare piccole imprese, o per diversificare la propria attività agricola e migliorare le condizioni di tutta la famiglia.

“Prima di far parte del gruppo di risparmio e credito nessuno mi ascoltava, né a casa né fuori.
Adesso so risparmiare e grazie al credito ho iniziato a vendere attieké [manioca fermentata simile al couscous] nella comunità. Col ricavo ho pagato la retta scolastica per le mie due figlie.”

Adjara sorridente
credits:

Save the Children

Adjara ha iniziato la scuola

Ho pianto di gioia il giorno in cui ho ricevuto il mio primo zainetto e i miei libri. I miei genitori sono orgogliosi di me quando vedono i miei risultati.

Adjara ha 14 anni e non è mai andata a scuola perché aiutava i suoi genitori a casa e nei campi. Con l’avvio del progetto, Adjara ha potuto partecipare per un anno alla classe ponte che le ha permesso di recuperare il tempo perso, e di frequentare il secondo anno di scuola rimaria.

“Siamo agricoltori, non alfabetizzati, e il progetto di Save the Children ci ha davvero aperto gli occhi sui diritti dei bambini. Ora sappiamo che andare a scuola per i nostri figli è molto più importante che lavorare nei campi. Oggi mia figlia Adjara spesso legge per me lettere e messaggi, aiutandomi ad organizzare la mia attività. Incoraggio gli altri genitori a permettere ai propri figli di frequentare le classi ponte, soprattutto alle nostre ragazze, per dare loro un futuro e sottrarle alla minaccia del matrimonio precoce”. Il papà di Adjara.

La risposta di Save the Children in contesto umanitario

L’aumento della complessità delle crisi umanitarie, dettata dal sommarsi delle emergenze e delle loro cause, ha contribuito ad un aumento senza precedenti del numero di persone in condizioni di bisogno dell’aiuto umanitario.

I cambiamenti climatici stanno compromettendo in maniera duratura un numero sempre maggiore di aree geografiche, provocando emergenze e catastrofi che diventano strutturali o ricorrenti. È questo il caso della siccità nel Corno d’Africa e nel Sahel, dove Save the Children ha risposto con forza, portando aiuti salva-vita alle comunità colpite e lavorando sul rafforzamento della loro resilienza. In Etiopia stiamo offrendo un sostegno importante alla popolazione: distribuiamo cibo, acqua e medicinali con il supporto di ECHO e AICS, e sosteniamo le persone più vulnerabili e gli sfollati attraverso un intervento multisettoriale che comprende l’accesso all'acqua e ai servizi di salute, un investimento sull’agricoltura sostenibile e il miglioramento delle competenze professionali. In alcuni paesi i cicloni e le piogge torrenziali sono diventati fenomeni ricorrenti con conseguenze catastrofiche, che hanno richiesto spesso un intervento tempestivo e continuato. In Malawi, ad esempio, siamo impegnati nel sud del paese colpito da alluvioni ricorrenti, con un progetto pluriennale che unisce il rafforzamento delle comunità rurali con la prevenzione dell’impatto degli eventi naturali estremi.

I contesti di conflitto continuano a moltiplicarsi e ad essere caratterizzati da una durata senza precedenti come nel caso dell’Afghanistan, dell’Ucraina, della Siria e dello Yemen, con la destabilizzazione delle strutture sociali ed economiche dei paesi colpiti e vere e proprie crisi dell’accesso ai servizi essenziali, con impatto di vasta scala sulle popolazioni interessate. Il conflitto russo-ucraino ha visto Save the Children tra le organizzazioni maggiormente coinvolte nell’assistere la popolazione colpita sia in loco che in tutti quei paesi in cui l’ingente flusso di sfollati ha cercato rifugio, con interventi multisettoriali: supporto economico alle famiglie sfollate, accesso all’attività scolastica e ai servizi sanitari, protezione dei bambini e delle bambine attraverso interventi di supporto psicologico e l’accompagnamento dei minori soli.

A tutto questo vanno aggiunte le conseguenze di una complessiva fatica dei sistemi economici, fortemente accresciuta durante la pandemia da Covid-19 e intrecciata con le cause accennate in precedenza (basti pensare all’impatto del conflitto in Ucraina sull’inflazione dei prezzi dei beni di consumo), con effetti sulla sostenibilità stessa delle famiglie, e conseguenze gravi sui diritti dell’infanzia, come l’aumento del lavoro minorile e dei matrimoni precoci. La crisi economica, assieme ai conflitti e agli effetti del cambiamento climatico hanno contribuito fortemente allo sviluppo di una crisi alimentare globale cui non assistevamo da decenni, accompagnata da un record storico di persone costrette ad abbandonare i loro territori, minacciati dalle guerre o resi invivibili dagli effetti del cambiamento climatico.

Queste dimensioni, tra di loro articolate, hanno portato Save the Children ad impegnarsi fortemente, organizzandosi a livello globale in un Fondo Umanitario, per rispondere alle tante situazioni di emergenza che hanno caratterizzato il 2022. Nei nostri interventi ci siamo impegnati per garantire un’attenzione forte alla protezione dei bambini e delle bambine, soprattutto a quelli in fuga dalle emergenze, e all’accesso all’educazione già compromesso dall’emergenza Covid-19.

Per rendere la nostra azione sempre più efficace e capace di dare risposta all’intensità e complessità delle emergenze cui rispondiamo, il nostro approccio si è concentrato sempre di più sulla partecipazione e il coinvolgimento delle realtà della società civile locale e sulla prevenzione delle crisi. Una particolare cura è dedicata alla vulnerabilità di donne e ragazze, sia come attenzione costante nei nostri approcci, sia con programmi dedicati, come nel caso dell’Afghanistan dove formiamo e accompagniamo le adolescenti alla professione dell’insegnante per rafforzare il diritto all’apprendimento delle ragazze.

L’impegno con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Save the Children Italia lavora con costante attenzione alla collaborazione con il nostro Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Nel caso dell’Emergenza Ucraina, abbiamo chiesto e ottenuto l’attivazione di Tavoli di lavoro dedicati, sia politici che tecnici e lo stanziamento di risorse straordinarie, mentre abbiamo continuato a contribuire ai lavori del Tavolo Afghanistan, creato l’anno precedente. Abbiamo inoltre sensibilizzato il Ministero sulla situazione dei minori nei conflitti armati con particolare attenzione alla Safe Schools Declaration.

A Dicembre 2022, abbiamo, poi, partecipato ai MED Dialogue, l’iniziativa annuale di alto livello ospitata dal Ministero e dall’ISPI a Roma, dove siamo intervenuti nell’evento Peoples, Rights and Development: the Recipe for Peace per parlare dell’importanza della protezione dei minori nei conflitti armati, del diniego di accesso umanitario, dell’educazione nelle emergenze e dell’importanza dell’accountability in Medio Oriente.

La complessità di una distinzione netta tra contesto umanitario e sviluppo

Nelle emergenze, lavoriamo in risposta a crisi improvvise come una catastrofe naturale, croniche, come una alluvione ricorrente ad ogni stagione delle piogge, o prolungate come la lenta avanzata dei fenomeni legati al cambiamento climatico o una guerra decennale. Nelle prime, interveniamo con attività urgenti e di immediato soccorso – come la fornitura di servizi essenziali per salvare vite umane e ridurne le sofferenze.

Nella progettazione di sviluppo, invece, lavoriamo su progetti di più lungo termine, atti ad ottenere un cambiamento sostenibile, di lunga durata e di ampio impatto. Lo facciamo collaborando con gli stakeholder o le autorità locali a sostegno del sistema di welfare e delle politiche sociali ed economiche dei paesi di intervento – promuovendo, ad esempio, il benessere di bambine e bambini tramite l'accesso concreto ai diritti per loro, le loro famiglie e le loro comunità. Negli ultimi anni, ci stiamo trovando sempre di più a dover impostare attività che rispondono a modalità emergenziali, anche in paesi dove tradizionalmente lavoriamo con un approccio di lungo termine in quanto assistiamo al sovrapporsi e al protrarsi di un maggior numero di crisi politiche, economiche, sanitarie, o climatiche in un continuum dove la separazione tra azione di emergenza e attività di sviluppo si fa indefinita. È per questo che siamo costretti spesso a rimodulare la programmazione e la progettazione per essere sempre più pronti e reattivi e raggiungere la massima efficacia in base al mutare dei contesti nei quali ci troviamo ad operare. È dunque sempre più difficile poter definire un contesto puramente di “sviluppo” o “emergenziale”, in quanto abbiamo visto – chiaramente con l’arrivo del Covid-19, ad esempio, o con le improvvise crisi climatiche o sanitarie (come terremoti, inondazioni, epidemie) o politiche (colpi di stato o crisi economiche) – come uno stesso paese si trovi, purtroppo, ad attraversare varie fasi, a volte tra di loro sovrapposte.

La crisi complessa dell'Afghanistan

La risposta integrata di Save the Children

Abdul-Karim, riceve delle cure
credits:

Sacha Myers per Save the Children

La crisi alimentare in Afghanistan

L’Afghanistan sta attraversando la peggiore crisi economica e alimentare della storia del paese. Quando i Talebani hanno conquistato il potere nell’Agosto del 2021, gli aiuti internazionali sono stati sospesi, le riserve monetarie all’estero congelate e il sistema bancario è collassato. Inoltre, il cambiamento climatico ha contribuito in modo determinante alla crisi umanitaria in corso.
Uno studio di Save the Children di Agosto 2022 (qui il link) ha mostrato che solo il 3% delle famiglie riesce adeguatamente a soddisfare i propri bisogni essenziali. Sono quasi 20 milioni le persone che vivono in condizioni di crisi alimentare grave o emergenziale. 6 milioni di questi sono a un passo dalla carestia, il dato più alto nel mondo.

L’intervento di Save the Children nel Paese

Dal settembre 2021, Save the Children ha operato in 17 province con un intervento multisettoriale che include attività di salute, nutrizione, educazione, igiene e protezione dei minori.
Abbiamo lavorato per rafforzare l’educazione nelle comunità, dove abbiamo anche supportato la formazione e qualifica di ragazze e donne come insegnanti.
Per rispondere alla crisi economica, abbiamo aiutato famiglie e comunità attraverso un supporto finanziario diretto e promosso competenze per migliorare l’allevamento di bestiame. Con le nostre attività di igiene ci siamo impegnati per prevenire lo sviluppo di malattie.
Abbiamo garantito acqua potabile anche nelle zone colpite dalla siccità e promosso la protezione dei minori creando 166 spazi adatti alle necessità di bambine e bambini piccoli, affinché possano giocare, imparare ed avere l’infanzia a cui hanno diritto.
A seguito dell'escalation nel Paese abbiamo lanciato una petizione per chiedere alla comunità internazionale di sbloccare i fondi destinati all'Afghanistan, accompagnando l’azione con attività di advocacy volte a sensibilizzare il Ministero Affari Esteri sulle complessità crescenti del Paese, per garantire continuità negli aiuti.

I principali numeri (il nostro intervento umanitario da settembre 2021 a gennaio 2023)

Milioni 4

le persone raggiunte, di cui:

  • 2 milioni di bambine e bambini
Province di intervento 17

su 34 del paese

Bambini e bambine 452.486

raggiunti da attività di nutrizione

  • Balkh

Le cliniche mobili di Save the Children per la salute e la nutrizione

Nel 2022, Save the Children Italia ha supportato 3 cliniche mobili, di cui una nella provincia di Faryab e 2 nella provincia di Balkh.
Le cliniche hanno assicurato servizi integrati di nutrizione e salute nelle comunità più remote, e sono state equipaggiate con farmaci e personale medico specializzato. In totale, queste cliniche hanno raggiunto 40.055 individui, tra cui 6.453 bambini e 6.459 bambine con meno di 5 anni.

Attraverso le cliniche mobili, abbiamo trattato casi di malnutrizione acuta di bambine e bambini, curato malaria, colera e polmonite, supportato campagne di vaccinazioni contro il morbillo e prestato particolare attenzione a donne incinte o in fase di allattamento.
Ogni squadra è composta da 11 persone di staff, per la metà femminile, per poter rendere i servizi accessibili a tutte le persone che vogliamo raggiungere.

  • Balkh
  • Faryab

I principali numeri (risultati raggiunti nel 2022 dal progetto)

Persone 40.055

raggiunte da cure mediche

Bambine e bambini sotto i 5 anni 2.326

che hanno ricevuto un supporto medico integrato

Bambine e bambini 76,3 %

guariti da malnutrizione grave

Bambine e bambini 93 %

guariti da malnutrizione moderata

Persone 1.330

supportate da servizi psicosociali specializzati

La situazione delle donne in Afghanistan

Il 24 Dicembre 2022 i Talebani hanno proibito alle donne di lavorare per qualsiasi organizzazione non governativa, in un processo progressivo di azzeramento della loro partecipazione alla vita civica. Si tratta di un terribile esempio delle limitazioni alla libertà di parola e partecipazione cui assistiamo in tanti contesti in cui operiamo.

Save the Children lavora per rafforzare le società civili locali creando spazi di partecipazione e canali di influenza volti a garantire a tutti i diritti e le libertà fondamentali.

Sonia fuori dalla loro casa nella provincia di Faryab, Afghanistan
credits:

Sacha Myers per Save the Children

Scuola e cibo: è tutto quello che Temor desidera

Vorrei essere un po’ più grande per poter lavorare e guadagnare dei soldi. Mi piacerebbe andare alla moschea e a scuola. Vorrei che la mia
sorellina potesse mangiare pane e latte.

Temor ha 12 anni e vive con sua mamma, Sonia, 2 fratelli e la sorella più piccola Samera (nomi di invenzione per proteggere l’identità delle persone), di sette mesi. Il loro villaggio è nel nord dell’Afghanistan, nella provincia di Faryab, in una zona molto remota, senza accesso a acqua potabile o a servizi di salute ed educazione. Temor non è mai stato a scuola.
Il papà è partito per l’Iran, ma non ha mai aiutato economicamente la famiglia, e Sonia ha dovuto chiudere la sua piccola attività di tessitura di tappeti perché nessuno poteva permettersi di comprarli. Senza un sostegno economico, Sonia non ha potuto dare il cibo necessario per una crescita sana ai suoi bambini, per questo i più piccoli si sono ammalati di malnutrizione. Save the Children ha supportato Samera e Sultan, il fratellino di due anni, attraverso le attività previste dalla clinica mobile che visita la comunità. I piccoli hanno ricevuto del cibo nutritivo a base di pasta di arachidi, per assumere le vitamine, i minerali e le calorie necessarie.

L'iniziativa globale contro la malnutrizione

Come contrastiamo la malnutrizione in Kenya e Somalia

Un gruppo di donne e bambini in fila per comprare l'acqua a Baidoa, in Somalia
credits:

Fredrik Lerneryd per Save the Children

Siccità e fame nel Corno d’Africa

L’impatto del fallimento di 5 stagioni delle piogge consecutive nella regione è devastante. La crisi umanitaria nel Corno d’Africa coinvolge almeno 36,4 milioni di persone. Si stima che siano 22 i milioni dipersone ad un livello di insicurezza alimentare molto grave a seguito della siccità. Oltre 5 milioni di bambine e bambini sono in uno stato di malnutrizione grave, con seri rischi per la loro salute, crescita e sopravvivenza. In particolare, in Kenya sono 4,4 i milioni di persone che necessitano di aiuti alimentari, in Somalia 6,7 milioni. Oltre la metà di loro sono minori (HoA drought and hunger comms pack di Save the Children).

Oltre alla siccità e al cambiamento climatico, le cause della crisi sono molteplici, ed includono la piaga delle locuste, gli effetti della pandemia, la crescita dei prezzi ed episodi di violenza e conflitto localizzato. In particolare la Somalia sta attraversando la peggiore siccità delle ultime 4 decadi.

La Global Malnutrition Initiative: un modello innovativo ed efficace

La Global Malnutrition Initiative (GMI: Iniziativa Globale contro la Malnutrizione) è un intervento innovativo di Save the Children che mira a contrastare la malnutrizione di bambine e bambini con meno di 5 anni, durante picchi di crisi come quella attuale.
L’intervento affianca al sostegno umanitario immediato la promozione di un cambiamento strutturale di lungo periodo, attraverso la raccolta di dati sull’impatto dell’iniziativa sulla salute dei bambini.
La GMI è attualmente implementata in Kenya e Somalia, e ci prepariamo ad espanderla in altri paesi.

La soluzione alla malnutrizione promossa dalla GMI

Il nostro obiettivo è aiutare a meglio prevenire e curare la malnutrizione in contesti fragili e interessati da conflitti attraverso 3 step:

  1. Testare e portare in scala approcci semplificati ed economici per prevenzione e cura della malnutrizione.
  2. Raccogliere dati sull'efficacia di questi approcci semplificati e assicurare fonti di finanziamento sostenibili dai nostri partner per dare continuità al trattamento della malnutrizione.
  3. Usare i risultati delle nostre ricerche per fare pressione sulle autorità locali e globali perché adottino metodi migliori per la cura della malnutrizione.

Gli approcci semplificati di Save the Children e il ruolo chiave dei volontari di comunità per la salute

Per rendere accessibili servizi di salute in territori spesso remoti, Save the Children rafforza il ruolo dei volontari di comunità per la salute, figure già individuate dalle autorità locali, formandoli per permettere loro di diagnosticare, trattare e prevenire i casi di malnutrizione acuta nelle comunità. L’obiettivo è quello di rilevare una condizione di malnutrizione il prima possibile utilizzando semplici strumenti, così da trattare immediatamente il bambino o la bambina e prevenire un peggioramento delle sue condizioni. I casi più gravi sono riferiti a centri per il trattamento della malnutrizione, ma un intervento tempestivo dei volontari su quelli meno gravi permette di alleggerire il sistema di salute formale, spesso sovraccarico.

La GMI potenzia anche il ruolo delle famiglie nella cura di bambini e bambine. In particolare le famiglie sono dotate di braccialetti MUAC, che consentono di capire immediatamente lo stato di nutrizione dei bambini e di sapere se chiedere aiuto.

Il MUAC e gli approcci semplificati sono stati fondamentali durante la pandemia perché hanno permesso alle famiglie di continuare il monitoraggio dei minori anche in una situazione in cui i volontari di comunità per la salute non potevano operare casa per casa.

Strumenti semplici per curare i bambini e le bambine vicino la loro casa

Il nostro nuovo approccio aiuta il maggior numero possibile di minori ad avere accesso alle cure. I nostri volontari di comunità per la salute
usano strumenti semplici, codici di colori e figure, per diagnosticare e successivamente curare la malnutrizione.

  • MUAC: un braccialetto che attraverso i colori permette di misurare tramite la circonferenza dell'avambraccio il livello di malnutrizione.
  • Bilancia: per individuare, in base al livello di malnutrizione il numero di porzioni di cibo che bambini e bambine devono ricevere.
  • Tappeto di dosaggio: il tappeto aiuta volontari e genitori a capire quante porzioni di cibo e dosi di antibiotico somministrare per contrastare la malnutrizione nei bambini ogni giorno della settimana.
  • Cibo terapeutico: cibo arricchito a base di arachidi che permette di somministrare le quantità di vitamine e nutrienti di cui bambine e bambini malnutriti hanno bisogno.

I principali numeri - Kenia (dati gennaio - settembre 2022)

Volontari di comunità per la salute 250

formati sul nostro approccio integrato per la cura delle malattie infantili, inclusa la malnutrizione

Volontari di comunità per la salute 100

stanno accudendo bambini moderatamente malnutriti nelle loro case

Il nostro approccio integrato implementato in nuove aree di intervento ha dimostrato la sua validità grazie al nostro lavoro di ricerca e raccolta dati

I principali numeri - Somalia (dati gennaio - settembre 2022)

Persone 43.798

controllate da volontari e volontarie di comunità per la salute di cui 31.968 bambini

Bambini 2.942

ammessi e curati in centri per il trattamento della malnutrizione acuta

  • Kenya
  • Somalia
Gruppo di donne di cui una in primo piano di spalle con un giubbetto di Save the Children
credits:

Carla Di Pardo per Save the Children

Tornare a giocare grazie a cure tempestive

Quando ho portato Omar al centro per il trattamento della malnutrizione hanno capito subito che era gravemente malnutrito e hanno iniziato a curarlo. Dopo molti mesi di monitoraggio e trattamento in famiglia, Omar ha iniziato lentamente a riprendersi, giocare e correre. Ora sta bene!

Rahma, mamma di Omar.

Una volontaria per la salute, in uno dei controlli nelle comunità, ha scoperto che il figlio di Rahma, Omar (nomi di invenzione per proteggere l’identità delle persone), un bambino di 17 mesi, aveva sintomi di malnutrizione grave. La volontaria ha informato la madre della presenza di centri di stabilizzazione, e Rahma non ha esitato a portare il suo bambino per un controllo. Al centro, dopo un’ulteriore verifica con il MUAC, hanno fornito a Rhama le vitamine e il cibo terapeutico di cui il bambino aveva bisogno. Fortunatamente Omar non presentava complicazioni, ed ha potuto così continuare le cure a casa sotto la supervisione della sua mamma e della volontaria per la salute.

I Fondi Globali: uno sforzo comune del movimento Save the Children per massimizzare l’impatto e la copertura geografica

Save the Children Italia fa parte di un movimento di trenta organizzazioni “sorelle”. Insieme contribuiscono al raggiungimento di obiettivi globali per i bambini e le bambine.

Tutte le Save the Children del mondo finanziano direttamente alcuni progetti, ma spesso mettono in comune risorse tra loro per massimizzare la copertura geografica, l’impatto di Save the Children a livello mondiale e coordinare al meglio i propri sforzi. Questa seconda modalità si basa su un approccio che chiamiamo Fondi Globali.

Il principale Fondo Globale che Save the Children Italia sostiene fortemente si chiama Humanitarian Fund (Fondo Umanitario) per agire in caso di emergenze complesse in maniera efficace. L’Humanitarian Fund permette di rispondere velocemente in situazioni di emergenza o di lavorare sulla preparazione alle crisi - attraverso attività di mitigazione dell’impatto – in particolare nei paesi dove le emergenze sono ricorrenti, prevedibili, o croniche. Lo strumento di raccolta fondi che permette a Save the Children Italia di contribuire a questo sforzo comune è il Children Emergency Fund (CEF). I fondi raccolti attraverso il CEF convergono nell’Humanitarian Fund.

Un secondo Fondo Globale al quale Save the Children Italia contribuisce dalla sua nascita è il Safe Back to School and Learning “Ritorno in sicurezza a scuola”, un fondo eccezionale creato nel 2021 per assicurare una veloce risposta all’impatto dell’emergenza pandemica sull’educazione dei minori. A partire dalla sua iniziale funzione di mitigazione del Covid-19, il Safe Back to School and Learning ha poi espanso la propria portata e sta creando soluzioni e strumenti a cui attingere in paesi e contesti diversi e impattati non solo dall’emergenza sanitaria, ma anche da quella climatica, da conflitti o instabilità politica: tutte quelle situazioni in cui bambine e bambini vedono ridursi o addirittura negarsi il loro diritto fondamentale all’educazione. Come per l’Humanitarian Fund, questo Fondo Globale permette di modulare approcci specifici, trasferirli e adattarli velocemente a paesi in contesti molto diversi.

In Save the Children stiamo perseguendo una strategia di rafforzamento sempre maggiore dei Fondi Globali, in particolare dell’Humanitarian Fund, in nome della collaborazione tra membri della famiglia. Una strategia che dimostra l’importanza e la voglia di lavorare insieme come movimento globale, insieme ai nostri partners, per una scala d’impatto maggiore, che ci consente di essere presenti anche dove c’è meno visibilità mediatica, o dove crediamo sia importante lavorare per prevenire l’acuirsi di una crisi.

Il Fondo Emergenza per i bambini

Il Fondo Emergenza per i Bambini (Children Emergency Fund - CEF) è lo strumento di raccolta fondi che permette a Save the Children di raccogliere fondi completamente liberi per finanziare in maniere veloce la risposta alle emergenze attraverso il Fondo Globale Umanitario.

Al CEF partecipano privati cittadini ma anche aziende, Piccole e Medie Imprese, Enti, Istituzioni e Grandi donatori. Tutti, grazie al loro importantissimo contributo, ci aiutano a correre più veloce, ad arrivare in tempo in caso di crisi o catastrofi naturali.

Il Fondo Globale Umanitario

Il Fondo Globale Umanitario (Humanitarian Fund) è soltanto al suo secondo anno di vita, ma oggi è più rilevante che mai. In risposta alle dimensioni e alla complessità crescente delle crisi, e quindi al numero sempre maggiore di persone esposte alle emergenze, nel 2022 il Fondo Umanitario ha continuato a crescere, quadruplicando i fondi disponibili per gli interventi rispetto all’anno precedente.

È diventato così lo strumento di finanziamento delle risposte alle emergenze che permette a Save the Children di intervenire in anticipo per prevenire i danni più gravi e di attivarsi in maniera agile e tempestiva come nel caso del conflitto in Ucraina. Attraverso il Fondo Globale Umanitario, Save the Children rafforza l’efficacia della propria azione dedicando attenzione alla prevenzione delle crisi, come in Indonesia, Pakistan, India, Nepal e Bangladesh, attraverso sistemi di monitoraggio e risposta preventiva nelle aree a maggior rischio di alluvioni. Allo stesso modo il Fondo ci permette di valorizzare le capacità della società civile locale, come in Repubblica Democratica del Congo dove abbiamo fornito protezione ai bambini sfollati e rafforzato i sistemi igienico-sanitari tramite i nostri partner territoriali.

Totale Fondo Umanitario Globale 112,2 Milioni di Euro

di cui 15% da Save the Children Italia pari a 16,6 milioni di Euro (oltre a questi fondi Save the Children Italia ha investito circa 300 mila Euro in altri fondi umanitari per interventi iniziati negli anni passati e in chiusura)

Persone raggiunte 24,4 Milioni

di cui 51% bambini

Totale risposte umanitarie 117
Paesi di intervento 58
  • Afghanistan
  • Albania
  • Australia*
  • Bangladesh
  • Bolivia
  • Bosnia-Erzegovina
  • Burkina Faso
  • Colombia
  • Costa D'Avorio
  • Egitto
  • El Salvador
  • Etiopia
  • Filippine
  • Georgia
  • Grecia
  • Guatemala
  • Haiti
  • India
  • Iraq
  • Italia
  • Kenya
  • Kosovo
  • Libano
  • Liberia
  • Lituania
  • Malawi
  • Mali
  • Mauritania
  • Mozambico
  • Myanmar
  • Nepal
  • Nicaragua
  • Niger
  • Nigeria
  • Pakistan
  • Perù
  • Polonia
  • Repubblica Democratica del Congo
  • Romania
  • Ruanda
  • Siria
  • Somalia
  • Sri Lanka
  • Sud Sudan
  • Sudafrica
  • Sudan
  • Tanzania
  • Territori Palestinesi Occupati
  • Tailandia
  • Turchia
  • Ucraina
  • Uganda
  • USA*
  • Venezuela
  • Vietnam
  • Yemen
  • Zambia
  • Zimbabwe

Nella mappa i Paesi membri che hanno ricevuto supporto per la risposta ad emergenze domestiche sono segnati da un asterisco.

Il tool utilizzato per la visualizzazione dei Paesi non rileva i Territori Palestinesi Occupati, in cui Save the Children è invece presente.

Altri dati in evidenza

  • 43% dei fondi allocati per la risposta entro 2 giorni dallo scoppio delle emergenze
  • Il 9% dei fondi totali del Fondo Umanitario sono stati allocati per attività volte a prevenire le emergenze e a ridurne l’impatto.

L’impatto del Fondo Umanitario per contrastare la fame

Nel 2022 la crisi alimentare globale, causata dagli effetti del cambiamento climatico, dai conflitti e dall’instabilità economica, ha portato 345 milioni di persone all’insicurezza alimentare. Tra questi, 222 milioni sono stati in condizione di malnutrizione grave.

Grazie all’utilizzo del Fondo Umanitario, Save the Children è stata in grado di intervenire in 27 paesi in 5 regioni con un investimento di quasi 40 milioni di Euro e un ventaglio di risposte e attività che ha incluso un sostegno economico alle famiglie più vulnerabili, prevenzione e trattamento della malnutrizione, informazione sull’alimentazione di lattanti e di bambine e bambini, e formazione professionale per supportare la stabilità economica delle famiglie.

L’efficacia del Fondo Umanitario Globale

Il Fondo Umanitario Globale ci permette di rispondere rapidamente dove c’è più bisogno e di riallocare le risorse in base alle necessità dei contesti in cui operiamo. Possiamo prenderci il rischio di intervenire e di aumentare la scala della nostra azione, attirando così ulteriori fondi da altri donatori. È così ad esempio che siamo riusciti ad aumentare il numero di cliniche mobili da 14 a 32 in Afghanistan, con la sicurezza che il Fondo Umantario avrebbe coperto i primi 4 mesi del nostro intervento.

Nora Hassanien, Vice-Direttrice di Save the Children Afghanistan

Il Fondo Globale Safe Back to School and Learning

Durante il primo anno del Covid­19, da marzo 2020 a marzo 2021, più di 1,5 miliardi di studenti in 188 paesi non ha potuto frequentare la scuola.
Si stima che la povertà educativa sia cresciuta di un terzo nei paesi di reddito medio e basso, con il 70% dei bambini di 10 anni incapaci di leggere un testo semplice. Oggi, nonostante le scuole siano riaperte in molti paesi, l’impatto della perdita educativa (learning loss) non è stato ancora realmente percepito.
Circa 244 milioni di bambini in età scolare sono ancora fuori dal circuito scolastico e di quelli che frequentavano la scuola prima della pandemia, molti meno sono tornati in classe.

Il fondo globale Safe Back to School and Learning è stato creato da Save the Children nel 2021 per rispondere alla crisi educativa in corso e riportare bambine e bambini a scuola.
Il nostro obiettivo è garantire che ogni bambino ed ogni bambina veda garantito il suo diritto all’educazione e possa avere la vita che desidera.

Totale fondi destinati 2022 1,9 Milioni di Euro

di cui:

  • 26% da Save The Children Italia (pari a 508.205 euro)
Persone raggiunte 1,5 Milioni

di cui:

  • il 38% di bambini
Paesi di intervento 19
Totale progetti 29
Posizione Progetti
Guatemala 1
Colombia 3
Turchia 1
Territori palestinesi occupati
Libano 1
Sud Sudan 1
Nigeria 1
Ruanda 1
Uganda 2
Kenya 1
Tanzania 1
Mozambico 2
Yemen 2
Afghanistan 1
Pakistan 1
Bangladesh 1
Myanmar 2
Filippine 2
Cambogia 1

Il tool utilizzato per la visualizzazione dei Paesi non rileva i Territori Palestinesi Occupati, in cui Save the Children è invece presente (2 Progetti).

Un laboratorio di innovazione

Il fondo globale Safe Back to School and Learning ricerca soluzioni innovative per eliminare le barriere che ostacolano l’accesso a un’educazione primaria di qualità. Più della metà dei progetti implementati nel 2022 includono innovazioni strategiche poi portate su scala o con il potenziale per esserlo, assicurando l’uso delle migliori pratiche per i piccoli e l’adattamento ai bisogni locali.

Il caso di Elevate in Kenya

Elevate è un sistema di insegnamento basato sull’utilizzo di tablet che fornisce tutorial interattivi, e-book, attività e giochi educativi per bambine e bambini di 7-10 anni attualmente implementato nel campo rifugiati di Dadaab in Kenya. Save the Children ha supervisionato la traduzione di tutti i contenuti digitali in Kiswhaili, la lingua ufficiale utilizzata per l’educazione nelle scuole coinvolte del campo. Durante la pandemia, nonostante il tentativo del governo di incoraggiare la didattica a distanza, oltre 121.000 bambine e bambini non hanno potuto continuare a studiare per la mancanza degli strumenti digitali necessari. Molti sono stati costretti a lavorare o ad aiutare in casa. Grazie all’utilizzo di tablet, alimentati ad energia solare, oltre 3.000 bambini di 5 scuole, inclusi i piccoli con disabilità, hanno per la prima volta avuto accesso ai contenuti educativi attraverso il digitale ed hanno dimostrato risultati del 14% superiori nella capacità di lettura rispetto a bambini non inclusi nel progetto.

Suleiman a scuola entusiasta!

Adesso riesco a ricordare le cose che imparo in Kiswhaili e questo mi ha permesso di avere risultati migliori a scuola!

Suleiman. La famiglia di Suleiman non può permettersi nulla oltre lo stretto necessario per sopravvivere. Per questo, una volta arrivato al campo di Dadaab, il bimbo era stato costretto a lasciare la scuola per aiutare i propri genitori. Il suo insegnante è stato capace di attirare la sua attenzione attraverso l’uso del tablet, lo ha incoraggiato nel suo utilizzo, permettendo così a Suleiman di riprendere gli studi, completare i suoi compiti e imparare il Kiswhaili. Adesso sa leggere e ha ripreso a frequentare la scuola, entusiasta.