Introduzione

Investire nei bambini, investire nel futuro

Nel 1919, Eglantyne Jebb, la nostra fondatrice, fu arrestata per aver manifestato e raccolto fondi a favore dei bambini tedeschi e austriaci affamati dall’embargo inglese. Era da poco finita la Prima Guerra Mondiale; per gli inglesi quei bambini erano i figli dei nemici e lei fu accusata di tradimento. Ma Eglantyne ha cambiato il modo in cui il mondo vedeva i bambini: non più oggetti, ma soggetti titolari di diritti. È lei che ha ispirato la Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e ci ha insegnato che i bambini non sono solo esseri indifesi dei quali prendersi cura, ma il miglior investimento che possiamo fare sul futuro. Questa è stata la sua rivoluzione, il cambio di paradigma: non solo “prendersi cura” dell’infanzia, ma “investire” nei più piccoli come unica scelta possibile per garantire un capitale di democrazia, generare sviluppo economico e contribuire a realizzare un sistema di giustizia sociale.

Ogni volta che si parla di “investimenti”, il pensiero comune va al mondo del business, del profitto, del mercato. Eppure, “investire” è un termine che viene dal latino e significa “coprire di una veste, circondare, rivestire”. E quando si parla di bambini questo termine è quanto mai appropriato: investire nell’infanzia significa circondare i minori di tutti quegli strumenti di cui hanno bisogno per il loro sviluppo, ma vuol dire anche dare una nuova veste al mondo che viviamo, guardando ad un futuro migliore.

Questo bilancio rilegge il lavoro portato avanti nell’anno passato e vuole parlarvi dell’investimento che abbiamo fatto, giorno dopo giorno, attraverso i nostri interventi. Sono progetti che guardano al presente dei bambini, ma che non perdono mai la prospettiva del loro futuro e di una società che vorremmo fosse sempre di più a misura dei piccoli. Il cambiamento che vogliamo generare è ambizioso: non possiamo realizzare unicamente “interventi salvavita”, ma dobbiamo lavorare per creare mutamenti duraturi e sostenibili nelle vite dei minori e delle comunità in cui vivono e crescono.

Per farlo abbiamo bisogno di impegno, passione, competenze e della professionalità di chi ogni giorno lavora per e con i bambini e le bambine. Ci piacerebbe che tutti voi, nel leggere questo bilancio, pensaste che non basta essere animati dalle migliori intenzioni per investire sull’infanzia. Bisogna avere conoscenze, strumenti e strategie.

Dalla forza delle idee di Eglantyne è nata Save the Children, la più grande organizzazione non governativa internazionale per la difesa dei diritti dell’infanzia. E Save the Children è fatta da colleghi e colleghe che mettono a disposizione la loro formazione e la loro capacità tecnica e gestionale per cambiare il mondo, ogni giorno. In queste pagine troverete numeri ed indicatori, oltre a storie e testimonianze di chi partecipa ai nostri progetti. Leggerete percentuali, valutazioni di progetto, analisi sull’andamento del nostro lavoro perché, per difendere i diritti, garantire il futuro dei più giovani, lavorare per la sostenibilità e lo sviluppo, abbiamo bisogno di fare bene il bene.

Noi vogliamo prenderci cura dell’investimento “infanzia”. E vogliamo riportarlo al centro delle decisioni politiche, nazionali ed internazionali. Perché senza bambini e bambine consapevoli, capaci e “allenati” nelle loro competenze cognitive e non cognitive, non c’è futuro. Per nessuno, neppure per noi adulti.

L’altra parola che accompagna la lettura di questo bilancio è “immaginazione”.

Il futuro non lo conosciamo, ma possiamo e dobbiamo immaginarlo per poterlo costruire passo dopo passo. Eppure, ci sono luoghi nel mondo dove l’immaginazione non esiste più. Siamo stati da poco in Kenya, nel campo profughi di Dadaab, dove da generazioni si nasce e si cresce in un non luogo, senza sapere cosa ci sia al di là di quel campo, senza alcuna prospettiva, in un eterno presente. Una delle più subdole violenze psicologiche che possa subire un essere umano è ciò che si definisce “prospetticidio”: l’annullamento di qualunque prospettiva, che porta all’erosione della propria identità. Ci vengono in mente i molti bambini che abbiamo visto nel campo che passano la giornata spingendo carriole per raccogliere legna da vendere. Ogni sei carriole, una rimane a loro e alle loro famiglie. Niente scuola, gioco, né infanzia. Nessuna prospettiva.

E l’impossibilità di aspirare ad un futuro migliore la vediamo spesso anche nelle periferie italiane, dove le diseguaglianze tagliano le opportunità e spingono i bambini e le bambine a credere fermamente che il luogo in cui sono nati condizionerà tutto quello che accadrà nelle loro vite.

È a loro che si rivolgono i nostri interventi: vogliamo costruire una società in cui ciascuno di quei bambini possa immaginare che un giorno diventerà semplicemente ciò che desidera essere. Vogliamo costruire opportunità di lungo periodo per nutrire il presente e il domani delle nuove generazioni. Vogliamo accrescere la loro capacità di aspirare, di immaginare e, quindi, di costruire e realizzare.

Questo bilancio racconta come passione e competenza siano un binomio indissolubile che, quando incontra i bambini e le bambine, permette di trasformare il presente e il futuro. Ma investire nell’infanzia significa anche avere la volontà di creare una rete, un mondo di persone che abbia la stessa visione del domani. Non si vince mai da soli e il cambiamento ha bisogno di tempo e di impegno collettivo. Abbiamo imparato giorno dopo giorno l’importanza di lavorare insieme: insieme ai bambini e ai ragazzi, prima di tutto. Insieme alle famiglie, alle comunità, a tutti coloro che, come noi, hanno a cuore il futuro dell’infanzia. Ed infine, insieme alle istituzioni e al mondo del privato. Mettere tutti seduti allo stesso tavolo a disegnare quel futuro è l’unica vera strada per poter generare un cambiamento reale: su questo il nostro impegno è stato costante e sarà sempre più forte. Lo abbiamo fatto con l’evento “Impossibile 2022” che troverete nelle prossime pagine.

“Non c'è nessuna insita impossibilità nel salvare i bambini del mondo. È impossibile solo se ci rifiutiamo di farlo”. Lo diceva un secolo fa Eglantyne Jebb e continuiamo a dircelo ogni giorno. Tutto quello che leggerete in questo bilancio è stato il nostro impegno per il futuro dei bambini e di ciascuno di noi. Non è ancora sufficiente, ma si costruisce un passo alla volta, con coraggio e determinazione.