Un bambino ugandese tiene in mano dei bastoncini che usa per imparare a contare
credits: James Mbiri per Save The Children

Schede tematiche

Garantiamo l’educazione prescolare in Uganda

Lavoriamo affinché le bambine e i bambini continuino a imparare e a crescere nonostante la chiusura delle scuole.
Un bambino ugandese seduto in terra mentre impara a contare con l'aiuto di una serie di pupazzetti e del suo papà formato da Save the Children

Un papà per insegnante

Mio papà mi insegna a leggere, scrivere e contare. Mi ha anche insegnato a creare figure di animali e mi piace!
Quando le scuole sono state chiuse a marzo 2020, Aputh non ha avuto altra scelta che rimanere a casa e per diversi mesi non ha potuto accedere a nessun tipo di educazione. Nel 2021 però ha cominciato a ricevere lezioni a casa da suo papà Pulkol. Pulkol partecipa al programma di istruzione a distanza di Save the Children e ha creato piccoli oggetti per favorire l’apprendimento di bambine e bambini usando materiali locali.
  • Uganda

Il contesto

La prima infanzia è un momento fondamentale per lo sviluppo e la crescita del minore, i “centri di sviluppo della prima infanzia” (Early Childhood Care and Development - ECCD) per bambine e bambini sotto i 5 anni sono strumenti essenziali di investimento nel loro futuro. Eppure, in Uganda la maggior parte degli ECCD certificati dal governo sono privati, costosi, localizzati in aree urbane e quindi non accessibili alla maggior parte delle famiglie: solo circa il 10% di bambine e bambini tra i 3 e i 5 anni li frequenta.

I centri ECCD comunitari, non certificati dal governo, spesso mancano di finanziamenti, di servizi essenziali come l’acqua pulita e servizi igienici e di uno staff specializzato nell’insegnamento prescolare. I bambini e le bambine che non possono accedere a centri ECCD di qualità sono quindi svantaggiati nel passaggio alla scuola primaria rispetto a quelli che hanno avuto l’opportunità di accedere all’educazione prescolare.

Il Covid­19 ha avuto inoltre un forte impatto sulle strutture educative, in particolare gli ECCD che sono stati chiusi da marzo 2020 e per tutto il 2021. L’Uganda è infatti il paese al mondo dove le strutture educative sono state chiuse più a lungo.

Il progetto

Il progetto mira a migliorare l’accesso ai servizi per la prima infanzia per bambine e bambini tra i 3 e i 5 anni, facilitando la transizione alla scuola primaria e creando un ambiente di apprendimento sicuro e inclusivo, in cui l’apprendimento attraverso il gioco ha una parte fondamentale.

Per far fronte alla pandemia e alle restrizioni, abbiamo supportato quasi 350 genitori nell’educazione a distanza dei minori. I genitori hanno utilizzato materiali a basso costo fabbricati localmente, come oggetti sagomati, sacchetti e dipinti, per l’apprendimento. Gli operatori dei centri ECCD di comunità, inoltre, hanno sostenuto gli adulti attraverso formazioni sull’apprendimento da remoto. Radio comunitarie e radio mobili portatili sono state utilizzate per veicolare contenuti educativi e continuare l’apprendimento a distanza.

Nonostante la chiusura dei centri ECCD a seguito della pandemia, i genitori li hanno mantenuti puliti e pronti per essere riaperti in sicurezza, riparando anche i materiali di gioco. Con il supporto di Save the Children, i 15 centri ECCD comunitari supportati dal progetto hanno ottenuto la licenza governativa, che permette di avere il supporto pedagogico del ministro dell’Istruzione e di accedere a fondi.

Bambine e bambini 750 che hanno partecipato alle attività di educazione attraverso l’apprendimento da casa.
Caregivers 45 che hanno monitorato l’apprendimento da casa due volte a settimana.
ECCD comunitari supportati dal progetto 15 che hanno ottenuto la certificazione del governo.

Ci occupiamo dello sviluppo socio-economico dei giovani in Albania

Investiamo negli adolescenti e giovani più vulnerabili contrastando le discriminazioni, inclusa la diseguaglianza di genere.
Studenti con mascherine e camice bianco mentre fanno pratica all'interno della scuola di veterinaria supportata da Save the Children

Diventare veterinaria: il sogno sempre più reale di Silvana

Non smetterò mai di lottare per i miei diritti e per realizzare i miei desideri. Voglio difendere me stessa e le mie idee. Voglio lottare per una vita diversa da quella di mia madre e di alcune mie amiche che si sono sposate in giovane età e oggi non hanno competenze e non sono in grado di trovare un lavoro e guadagnarsi da vivere. Sono stata salvata: rischiavo di abbandonare la scuola o di sposarmi troppo presto. Ora ho speranze e sono fiduciosa che, con la mia istruzione e le competenze acquisite, realizzerò il mio sogno di diventare una veterinaria in futuro.
Silvana, 18 anni e appartenente alla comunità rom, anche attraverso il progetto di Save the Children, ha avuto l’opportunità di resistere a pressioni sociali negative e di continuare gli studi: è riuscita con determinazione a seguire i corsi di specializzazione per diventare veterinaria.
  • Albania

Il contesto

Le comunità rom ed egizia sono le più povere e marginalizzate tra le minoranze etniche in Albania. Gli adolescenti e i giovani faticano a completare gli studi e la maggior parte non prende in considerazione l’idea di accedere a studi superiori. Il tasso di disoccupazione tra queste minoranze è più elevato rispetto a quello del resto del paese.

Donne e ragazze provenienti dalle minoranze etniche rom e egizia sono all’intersezione di pregiudizi sistematici, sia di genere che etnici, che ne determinano la condizione socioeconomica inferiore. La partecipazione a scuole professionali, ad esempio, è una prerogativa quasi esclusivamente maschile. Le ragazze provenienti dalle due minoranze etniche spesso, una volta raggiunta l’età della pubertà, sono soggette a pressioni socio-­familiari per rimanere a casa ad accudire i fratelli e le sorelle di età inferiore ed attendere il matrimonio.

Il progetto

Il progetto è volto a supportare i e le giovani delle comunità etniche rom ed egizia, attraverso lo sviluppo delle loro competenze di base, l’identificazione dei desideri e del potenziale individuale ed il rafforzamento di competenze utili a integrarsi nel mercato del lavoro, rendendo i giovani autonomi anche dal punto di vista economico.

I nostri operatori di comunità supportano le conoscenze e la capacità di analisi critica dei giovani con interventi individualizzati. Alcuni dei nostri training per i e le giovani si concentrano sul tema degli stereotipi di genere, mentre altri sono dedicati alle opportunità di lavoro e a supportarli in modo olistico, anche per fronteggiare al meglio lo stress dovuto alla pandemia.

Rafforziamo il sistema educativo esistente e la partecipazione delle ragazze, in particolare nelle scuole professionali. Supportiamo l’inserimento professionale di ragazze e ragazzi in due modi, a seconda delle inclinazioni individuali: fare domanda per una prima esperienza professionale in un’azienda, o seguire un coaching personalizzato per gestire un’attività imprenditoriale, ricevendo un capitale iniziale per l’avvio delle attività.

Minori di 18 anni raggiunti 745
Giovani tra i 18 e i 25 anni supportati 296
Start up create da giovani 25

Lottiamo contro la povertà delle bambine e dei bambini in Mozambico

Ci impegniamo per garantire ai minori più vulnerabili i diritti di base attraverso un intervento olistico.
Bimbo del Mozambico sorridente mentre è seduto sulle gambe del padre

Un nuovo asilo per la felicità di Cholosso

Quando sono stato informato della costruzione di un nuovo asilo nella comunità mi è parsa una buona idea iscrivere mio figlio alla prima classe ma non mi aspettavo un cambiamento tale. Oggi, Cholosso sa leggere e scrivere le lettere dell’alfabeto, e si relaziona molto meglio con i suoi compagni.

Mavuto, papà di Cholosso. Cholosso è un bambino di 5 anni che dal 2019 frequenta il nuovo asilo nella sua comunità rurale di Muriamuendo, nella provincia della Zambézia. I genitori di bambine e bambini iscritti nelle strutture sono stati attivamente coinvolti per rafforzare le pratiche educative.
  • Mozambico

Il contesto

Oggi il Mozambico è uno dei paesi al mondo con il più basso indice di sviluppo umano e di reddito pro capite, e un tasso di mortalità infantile altissimo: 74 ogni 1.000 nati vivi non sopravvive al quinto anno di età. Secondo i dati disponibili più recenti, su un totale di circa 15 milioni di minori, il 46% di loro vive in una condizione di povertà multidimensionale, senza la possibilità di accedere ai propri diritti di base.
Nonostante gli investimenti del paese, si stima che in Mozambico solamente il 5% di bambine e bambini frequenti l’educazione prescolare, e la maggioranza dei servizi sono concentrati nelle zone urbane. Le malattie diarroiche, inoltre, sono una delle cause principali della mortalità infantile e sono legate ad acque contaminate e scarse condizioni igienico- sanitarie. Ad esempio, in una delle province più povere e popolose del Mozambico e luogo di implementazione del progetto di Save the Children, la Zambézia, solo il 30,6% della popolazione ha accesso all’acqua potabile.

Il progetto

Il progetto Kudziua - Il sapere dei bambini della Zambézia in Mozambico ha avuto una durata di tre anni (2018­2021) ed è stato finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.

Il progetto ha promosso un intervento olistico per bambine e bambini dagli 0 agli 8 anni, e ha mirato allo sviluppo integrale del minore. Abbiamo preso in considerazione sia la dimensione cognitiva, che quella socio­-emotiva e sanitaria e creato un sistema di supporto delle competenze genitoriali e di protezione dei minori. Abbiamo inoltre lavorato per ridurre la malnutrizione acuta ed aumentare le vaccinazioni obbligatorie.

Abbiamo coinvolto la comunità e diversi attori al suo interno affinché i più piccoli accedessero all’educazione pre­-primaria e abbiamo adattato i nostri programmi all’effetto del Covid­19. Per questo abbiamo sensibilizzato e formato i genitori perché potessero svolgere attività di educazione da casa. Abbiamo costruito 12 asili con parco giochi e bagni accessibili e creato 4 pozzi di acqua in comunità la cui fonte era ad oltre 1 km. Tutte le attività sono state realizzate grazie alla creazione di Comitati Comunitari (Educativi, Sanitari e di Protezione minori) in ognuna delle 12 comunità beneficiarie del progetto.

Bambine e bambini dai 3 ai 5 anni 1.500 inseriti nel programma di educazione prescolare.
Minori 648 in stato di malnutrizione identificati e inseriti in programmi di riabilitazione.
Bambine e bambini 5.133 che hanno completato il ciclo di vaccinazione secondo le indicazioni dell’OMS.

Rafforziamo la resilienza ai cambiamenti climatici di comunità remote in Malawi

Promuoviamo la sicurezza alimentare, l’adattamento e la prevenzione dei danni.
Una mamma con il figlio di 16 mesi in braccio, mentre coltiva il suo campo nel Nord del Malawi.
credits: Fredrik Lerneryd per Save The Children

Fyness, agente di cambiamento della comunità

Avevo già partecipato a gruppi di risparmio e credito, ma non sapevo come calcolare i profitti. I gruppi della mia località cercavano qualcuno che potesse fare i calcoli per i pagamenti, e con la formazione che ho seguito e le competenze che ho sviluppato sono riuscita a farlo. Questo aiuterà sia me che i gruppi della mia località a rendere la nostra situazione finanziaria più solida.
Fyness, 16 anni. Una delle nostre attività in Malawi prevede la creazione di gruppi di risparmio e credito, che permettono alle comunità di sviluppare una forma di accesso a fondi comunitari e di aumentare la propria resilienza a shock climatici. Fyness, che non ha completato la scuola primaria, ha seguito una formazione per creare e gestire uno di questi gruppi.
  • Malawi

Il contesto

Il cambiamento climatico amplifica e causa situazioni di perdita dei raccolti, insicurezza alimentare, esposizione a rischi e povertà multidimensionale. Il Malawi è particolarmente vulnerabile a eventi climatici estremi, come il ciclone Idai nel 2019 e la crisi umanitaria successiva hanno dimostrato. La perdita di raccolti è diventata un fenomeno ricorrente in Malawi, causando anche insufficienti provviste di mais, che nel paese è un cibo base.

Il progetto intende raggiungere 1.000 famiglie e 25 gruppi di villaggi nel distretto di Zomba. Le persone supportate dagli interventi di Save the Children fanno parte di categorie socioeconomiche vulnerabili e la loro sicurezza alimentare è strettamente legata alla produzione alimentare, dipendente dalle piogge e quindi soggetta a cambiamenti climatici. In particolare, nella zona di implementazione del progetto, circa un terzo delle persone sono costantemente in deficit di produzione alimentare, e circa un terzo dei minori sotto ai 5 anni soffre di malnutrizione cronica. Save the Children supporta la resilienza economica delle famiglie per avere accesso continuativo ad una nutrizione sana nonostante gli effetti del cambiamento climatico.

Il progetto

La programmazione di Save the Children mira a favorire la resilienza delle famiglie più vulnerabili, in particolare quelle con bambine e bambini con meno di 5 anni, con giovani e con donne incinte o in allattamento.

Per farlo, supportiamo il rafforzamento dei sistemi di produzione agricola basati su pratiche sostenibili per la gestione di acqua e suolo. Sosteniamo i giovani e le donne perché possano accedere a degli impieghi dignitosi e incoraggiamo la creazione di gruppi di risparmio e credito. Promuoviamo diete sane e diversificate attraverso azioni di sensibilizzazione attraverso gruppi comunitari e supportiamo i comitati per la gestione delle risorse naturali locali attraverso la formazione e il rimboscamento per prevenire i rischi legati ai disastri. Supportiamo anche attività economiche per aumentare le entrate familiari, come ad esempio l’allevamento e la sartoria.

Per contrastare gli effetti del cambiamento climatico attiviamo la collaborazione con le comunità locali e i distretti per un efficace funzionamento dei sistemi di allerta precoce e per avvisare tempestivamente le persone di un rischio imminente legato ad un fenomeno climatico avverso. In caso le vite e i mezzi di sostentamento delle comunità assistite siano minacciate da un evento improvviso come il Covid­19, le alluvioni o la siccità, allora il progetto attiva tempestivamente un fondo di contingenza per supportare le famiglie con un trasferimento finanziario diretto per proteggere le attività produttive e limitare i danni.

Bambine e bambini con meno di 5 anni raggiunti 8.792
Comitati di villaggio per la protezione delle risorse naturali realizzati 311
Operatrici e operatori di comunità formati su attività di risparmio e credito 39

Difendiamo il diritto allo studio delle ragazze in Afghanistan

Prepariamo le studentesse affinché sostengano con successo l'esame per accedere all'università e rimuoviamo le barriere alla loro istruzione.
Alcune bambine giocano in uno Spazio a Misura di Bambino, un luogo sicuro e inclusivo dove imparare, giocare ed essere protetti realizzato da Save the Children in un campo sfollati in Afghanistan.
credits: Jim Huylebroek per Save The Children

Shukira continua a studiare per diventare un medico

Ero delusa perché abbiamo dovuto perdere molti giorni di scuola. Non ci hanno permesso di andare. Adesso mi sento orgogliosa e felice come tutte quelle che prima di me hanno preparato il Kankor (l'esame di accesso all’università). Sono pronta per diventare un medico e supportare la comunità. Prima non avevo speranza di continuare i miei studi superiori.
 

Shukira. A Shukira è stato vietato di andare a scuola e ha visto la sua scuola bruciare tra le fiamme. La ragazza vuole diventare un medico e sente che i suoi sogni si stanno realizzando.
  • Afghanistan

Il contesto

L’Afghanistan sta attraversando una delle emergenze umanitarie più complesse e gravi al mondo. Le bambine, in particolare, sperimentano forti barriere di accesso all’istruzione. Infatti, oltre i due terzi delle ragazze afgane non possono accedere all’educazione a seguito di molteplici fattori, tra cui norme culturali e sociali contro l'educazione femminile, il contesto di conflitto, l’instabilità politica e le molestie a cui le ragazze sono esposte lungo il percorso per arrivare a scuola. L’istruzione di comunità può essere una soluzione efficace per supportare il diritto all’educazione delle bambine nelle zone rurali, colpite dai conflitti e difficili da raggiungere.

Tuttavia, sono poche le insegnanti donne qualificate, la maggior parte del corpo insegnanti è composta da uomini. Questo rappresenta un grave problema di accessibilità dell’educazione, in quanto le famiglie e le norme comunitarie spesso non permettono alle bambine di continuare a studiare se non con insegnanti donna.

Il progetto

Con questo progetto difendiamo il diritto delle bambine all’educazione, sia nell’immediato che nel lungo periodo. Lo facciamo in due modi. Da un lato, cerchiamo di ampliare il numero di donne qualificate per insegnare a bambini e bambine. Supportiamo quindi le ragazze nello studio fino ad almeno il primo anno di scuola superiore, che rappresenta la qualificazione minima necessaria per poter insegnare a bambine e bambini nei centri comunitari per l’apprendimento. Ci aspettiamo che questo intervento permetta, a cascata, alle più piccole di accedere all’educazione. Dall’altro lato, sosteniamo le ragazze che vogliono accedere all'università a preparare gli esami. Per iscriversi all'università, in Afghanistan bisogna passare un test di entrata, chiamato Kankor. Il progetto di Save the Children supporta le ragazze che frequentano l’ultimo anno di superiori con un corso di sei mesi specifico per prepararle. Una volta entrate all’università le ragazze devono far fronte a costi aggiuntivi tra i quali, ad esempio, quelli di trasporto. Il progetto intende rimuovere queste barriere, attraverso il coinvolgimento in attività remunerative.

Le nostre azioni di advocacy

Save the Children chiede alla comunità internazionale di aumentare gli aiuti umanitari e assicurare che raggiungano bambine e bambini all’interno del territorio afghano. Chiede inoltre di sostenere le persone in fuga dall’Afghanistan creando percorsi sicuri e legali per raggiungere paesi in cui possano accedere alla protezione e a percorsi di inclusione. Difendiamo l’uguaglianza di genere e in particolare il diritto delle bambine all’educazione e il diritto delle donne al lavoro.
Ragazze tra i 9 e i 12 anni che hanno frequentato i centri comunitari per ricevere un’istruzione di qualità 200
Ragazze iscritte al programma di Kankor Boost 246
Ragazze che hanno passato l’esame di accesso all'università 49

Garantiamo istruzione di qualità ai minori in transito in Bosnia-Erzegovina

Organizziamo percorsi di apprendimento attraverso l'arte: un'opportunità terapeutiva, di supporto psicologico e di formazione
Alcuni bambini impegnati in attività ludico-educative che prevedono la metodologia HEART (Cura ed Educazione attraverso l’Arte, Healing and Education through the Arts) in un centro per famiglie di Bihać, alcune settimane prima di essere inseriti nelle scuole locali.
credits: Elena Heatherwick per Save The Children

Mahdi continua a studiare alle porte dell'Europa

Ho avuto la fortuna di continuare gli studi. Tornare a scuola significa molto per me. Non riguarda solo l’istruzione, ma un ritorno a una vita normale dove nessuno ti guarda in modo diverso, dove non sei solo un rifugiato, ma uno studente come gli altri.

Mahdi, è un ragazzo di 16 anni fuggito dall’Iran insieme alla sua famiglia. Da quasi 3 anni vive in un campo per rifugiati a Bihać in Bosnia-Erzegovina. Il suo sogno è andare a vivere in Canada. Descrive la difficoltà e l’illegalità dei respingimenti a cui è soggetto quando tenta di arrivare in Europa: “Ci portano via quello che abbiamo”. Quando torna a Bihać, però, è contento di frequentare la scuola.
  • Bosnia e Erzegovina

Il contesto

La Bosnia­ - Erzegovina è uno dei paesi di transito sulla cosiddetta “rotta balcanica”, dove le persone che migrano passano per proseguire il percorso verso l’Europa, una rotta pericolosa fatta spesso di respingimenti illegali e violenze. Molte persone, tra cui minori non accompagnati, attraversano il cantone nord-occidentale di Una­Sana, collocato al confine con la Croazia, sperando da lì di poter continuare il viaggio. In una situazione in cui è difficile ottenere cibo, alloggio, igiene e cure mediche, per bambine e bambini in transito è spesso difficile avere accesso ad un’istruzione di qualità.

Le autorità locali si sono impegnate per assicurare ai minori in transito il loro diritto all’educazione, nonostante il Covid­19 renda l’istruzione più difficile. L’accesso a reali opportunità di apprendimento è però ostacolato dalla scarsità di risorse finanziarie, la mancanza di attrezzature informatiche, necessarie durante la pandemia, la mancanza di materiale didattico adattato alle specifiche necessità di minori in transito e il basso numero di insegnanti.

Il progetto

Questo progetto, supportato dalla Fondazione Alta Mane, è implementato nel cantone di Una­Sana per garantire il diritto all’educazione di bambine e bambini sulla rotta balcanica. Il progetto include il supporto sia all’educazione formale in ambiente scolastico che a quella informale implementata nei campi rifugiati.

Save the Children organizza corsi di inserimento nel percorso formativo utilizzando la metodologia HEART (Cura ed Educazione attraverso l’Arte, Healing and Education through the Arts), che configura l‘espressione artistica come momento di apprendimento e opportunità terapeutica e prevede una componente di supporto psicologico. Dopo qualche settimana del percorso HEART, e fino ad un massimo di tre mesi, supportiamo l‘inserimento dei minori nelle scuole locali. Il nostro team di mediatori culturali promuove formazioni specifiche per gli insegnanti. Organizziamo anche opportunità di educazione non formale, in particolare per giovani di 16­-17 anni che altrimenti non avrebbero accesso all'istruzione.

Consapevoli delle difficoltà specifiche per le ragazze e le donne in transito, lavoriamo per creare un accesso sicuro alle scuole e per creare una risposta individualizzata per ogni persona. Organizziamo, inoltre, attività specifiche come discussioni e momenti di approfondimento su temi relativi alla salute riproduttiva e ai pregiudizi culturali correlati alle mestruazioni.

Minori in transito raggiunti dal progetto 639 di cui 244 bambine
Genitori coinvolti 351 insieme a 5 insegnanti esperti nella metodologia HEART
Scuole locali supportate nel cantone di Una-Sana 5 per favorire l’inserimento scolastico dei minori