Risposta alle emergenze

Il 2021 è stato un anno caratterizzato da profondi bisogni di assistenza umanitaria. Il Covid-19, la crisi climatica e i conflitti armati hanno rappresentato - e purtroppo rappresenteranno anche in futuro (l’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, stima che come conseguenza delle crisi verificatesi, 274 milioni di persone necessiteranno di assistenza umanitaria e protezione per il 2022) - le tre principali minacce ai diritti dei bambini e delle bambine sanciti nella Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.

Queste tre grandi crisi, spesso interconnesse, costituiscono un acceleratore di disuguaglianze, andando a impattare maggiormente i gruppi più vulnerabili costretti ad affrontare una combinazione fatale di esposizione a shock multipli e alta vulnerabilità legata all’assenza di servizi essenziali.

La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, l’accesso all’educazione, la stabilità economica e la salute di milioni di famiglie.

Gli eventi climatici improvvisi e violenti (ad esempio, cicloni, alluvioni, smottamenti), ma anche i cambiamenti strutturali importanti degli ecosistemi di intere aree geografiche (tra cui ricorrenti e prolungate siccità, deforestazione ed incendi), hanno alimentato il circolo vizioso legato alla crescente scarsità di risorse.

Le guerre, infine, hanno avuto un impatto devastante sui minori, vittime dei conflitti, a rischio di violenze, abusi, sfruttamento o privati dei loro diritti fondamentali.

Covid-19

Nel secondo anno di pandemia, abbiamo mantenuto il nostro focus sulla prevenzione e gestione degli effetti del virus, attraverso programmi di supporto alle campagne di vaccinazione e attività di mitigazione delle conseguenze socioeconomiche del Covid-19 sulle famiglie.

In Albania, ad esempio, sono stati distribuiti dispositivi di protezione personale – come mascherine, guanti e gel igienizzante – alle ragazze e ai ragazzi che partecipano al nostro progetto di formazione professionale. In Bolivia, all’interno di un intervento più ampio, abbiamo risposto ad una richiesta delle autorità locali di adattare alcune attività e supportare il governo nella campagna vaccinale, fornendo anche un camion equipaggiato per garantire la catena del freddo. In Malawi abbiamo supportato la risposta del Ministero della Salute per oltre 1 milione di persone in 24 strutture attraverso un progetto finanziato dalla Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario della Commissione europea (ECHO).

Il Covid-19 ha avuto conseguenze dirette sul diritto all'educazione dei giovani, spingendo milioni di bambine e bambini ad abbandonare il percorso scolastico ed esponendoli a violenza e sfruttamento. Attraverso i nostri programmi, inclusi quelli di Educazione in Emergenza (Education in Emergencies) abbiamo fronteggiato la realtà della pandemia, promuovendo l'utilizzo di tecnologie e facilitando attività di educazione da casa in collaborazione con le comunità. È stato il caso del nostro progetto di educazione prescolare nei campi rifugiati in Giordania, dove abbiamo promosso corrette pratiche igienico-sanitarie per prevenire la trasmissione del virus tramite messaggi WhatsApp e supportato attività di educazione da remoto.

Gli effetti del cambiamento climatico

Le piogge monsoniche, gli uragani, i cicloni ed altri eventi naturali estremi aumentano la vulnerabilità di intere comunità e contribuiscono ai fenomeni di migrazione forzata.

Nel 2021, l’effetto combinato dei conflitti e del cambiamento climatico è stato determinante per portare al numero più alto mai registrato di persone costrette ad abbandonare le proprie case. A metà anno, secondo dati dell’UNHCR (consultabili qui e qui), oltre 84 milioni di persone erano rifugiate, sfollate o richiedenti asilo.

Nel 2021 Save the Children ha pubblicato il report Born into the Climate Crisis (“Nati in Crisi Climatica”) per mettere in luce l’impatto della crisi climatica sui più piccoli. Il report mostra come gli effetti del cambiamento climatico, tra cui malattie e fenomeni climatici estremi, impattino fortemente i diritti dei minori all’istruzione di qualità e al raggiungimento delle proprie potenzialità.

Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, implementiamo una risposta immediata agli eventi estremi e improvvisi promuovendo, allo stesso tempo, strategie di adattamento e preparazione ad eventi prevedibili e di impatto graduale e crescente (come il lento avanzare della desertificazione). Costruiamo quindi progettazioni di lungo termine nei diversi territori, collaborando con le comunità locali per rafforzare le loro stesse capacità di resilienza e risposta. Tra le altre attività, lavoriamo su sistemi di allerta basati sul rilevamento precoce di indizi di un fenomeno climatico avverso. In collaborazione con i nostri partner internazionali e locali, abbiamo continuato a rispondere agli eventi climatici tramite le nostre risposte umanitarie. Ad esempio, abbiamo avviato progetti che si occupano di gestione e prevenzione della malnutrizione infantile in Somalia e Kenya. In Etiopia dove milioni di persone sono state soggette a siccità, inondazioni e all’invasione delle locuste del deserto, abbiamo risposto con interventi salvavita volti a rafforzare la resilienza delle popolazioni colpite, abbiamo portato acqua, servizi igienico- sanitari, supporto nutrizionale, interventi di salute e protezione oltre a fornire sementi resistenti agli shock climatici. In Africa Australe abbiamo supportato le attività in contesti – come in Mozambico e Malawi – dove le inondazioni hanno prodotto movimenti di sfollati. Supportiamo inoltre sistemi agricoli sostenibili, basati sul risparmio di acqua, compost, pacciamatura e altre tecniche resilienti al cambiamento climatico. Inoltre, i nostri programmi in acqua ed igiene supportano scuole, cliniche e comunità e mirano a migliorare l’utilizzo delle risorse idriche e diminuire le malattie indotte dal cambiamento climatico.

Report “Born into the Climate Crisis” - Nati in Crisi Climatica

Perché dobbiamo agire subito per proteggere i diritti dei bambini e delle bambine

Una delle conseguenze più visibili del cambiamento climatico sui minori è l’interruzione dell’educazione di oltre 37 milioni di bambine e bambini ogni anno - circa la metà dei minori che complessivamente interrompono la propria educazione. Inoltre, circa mezzo miliardo di minori viva in aree soggette ad alluvioni, e 920 milioni sono esposti a scarsità di acqua e siccità. A seguito di un evento climatico avverso, i minori sono maggiormente a rischio di violenza e sfruttamento: la famiglia può subire perdite economiche notevoli, e per tentare di contrastarle può interrompere il percorso educativo di bambine e bambini. Le bambine in particolare sono esposte a lavoro minorile o matrimonio precoce.

Il cambiamento climatico mostra forti disparità di impatto a seconda dell’area geografica: i bambini e le bambine che vivono nei paesi a reddito medio-basso sono i più esposti alle conseguenze del cambiamento climatico; tuttavia, se ordinati per reddito, la metà dei paesi con reddito maggiore è responsabile dell’86% delle emissioni di CO2 cumulative, mentre la metà inferiore ha emesso solamente il restante 14%.

Consulta o scarica il report da qui.

Guerre e conflitti

Abbiamo continuato a portare la voce di bambine e bambini nei consessi internazionali per chiedere il rispetto dei loro diritti, la fine delle ostilità ed il rispetto della legislazione internazionale. Nei paesi teatro di scontri e in quelli dove le popolazioni in fuga cercano rifugio, continuiamo a implementare progetti che puntano a rispondere alle esigenze immediate delle famiglie e dei minori (come distribuzioni di kit igienici, o per la produzione agricola, o di credito), mentre implementiamo soluzioni durature per permettere alle famiglie di mitigare la loro vulnerabilità.

Abbiamo supportato il Fondo Emergenza Globale di Save the Children perché potessimo raggiungere tutte le emergenze prioritarie dei nostri paesi. Questo ci ha permesso di rispondere a grandi emergenze umanitarie, come la situazione in Siria, ma anche a eventi locali come piccole inondazioni, ed a essere sempre efficaci.

In Yemen abbiamo proseguito i nostri programmi di salute, nutrizione, igiene, protezione ed educazione e creazione di fonti di reddito sostenibili per gli adulti. I nostri progetti in Libano e Giordania hanno continuato a supportare i minori siriani nel loro accesso all’educazione e ai servizi di protezione. In Etiopia abbiamo supportato le popolazioni impattate dai conflitti violenti nel Nord del Paese e già colpite dalla siccità e, nel 2020, dalle invasioni di locuste. A dicembre 2021, secondo dati di IOM, erano quasi 3.5 milioni le persone sfollate internamente al paese e provenienti dalle regioni del Tigray, Amhara e Afar. Sono invece oltre 60 mila le persone che hanno cercato rifugio in Sudan.

Al culmine di decenni di conflitti e di condizioni sempre più sfidanti dal punto di vista climatico, tra cui la siccità, la crisi politica in Afghanistan dell’agosto del 2021 ha comportato ulteriori problemi di accesso ai servizi primari, inclusa la scolarizzazione, per milioni di bambine, bambini e famiglie. L’inverno afghano, con le sue temperature rigide, ha ulteriormente messo a rischio circa 5 milioni di bambini. In pochi mesi, tra settembre e dicembre 2021, Save the Children ha raggiunto 159 mila persone, tra cui 75mila bambini ed abbiamo lavorato per continuare ad espandere le nostre operazioni e allargare il bacino delle persone che raggiungiamo. Le nostre attività includono l’educazione comunitaria, la protezione e la salute mentale, la nutrizione e la salute materna e infantile, la distribuzione di beni e fondi, e attività di igiene e accesso all’acqua. Continua poi il nostro lavoro con i minori migranti che attraversano la rotta balcanica verso l’Europa, tramite i nostri interventi in Bosnia dove forniamo servizi di protezione, educazione e supporto psicosociale nei centri di transito.

L’impatto del conflitto e dell’occupazione dei territori palestinesi a Gaza

È passato un anno dall’ultima escalation di violenza a Gaza, nel maggio 2021: morti, anche tra bambine e bambini, feriti e devastazione di case, scuole e ospedali. Sono invece passati 15 anni dal blocco di terra, aria e mare imposto da Israele. Ad oggi, si stima che circa 1.3 milioni di persone, il 63% della popolazione a Gaza, necessiti di assistenza umanitaria. Save the Children sta facendo tutto il possibile per incrementare i propri programmi e proteggere bambine e bambini, in particolare i più vulnerabili. Anche se il nostro supporto è vitale per migliaia di famiglie, speriamo che un giorno non sia più necessario.
Jason Lee, Direttore dell’ufficio di Save the Children nei Territori Palestinesi Occupati

Come si fa a portare aiuti in paesi colpiti da guerre e conflitti?

Per lavorare in contesti di emergenza umanitaria servono esperienza, professionalità e capacità organizzativa. È indispensabile un rigoroso sistema di procedure di sicurezza, anche se è impossibile eliminare completamente i rischi. Quando si interviene in zone di guerra è necessario un continuo lavoro di collaborazione con gli attori locali e con le parti in conflitto ed è decisivo lavorare attraverso una rete di operatori locali in quanto sono gli unici ad avere la comprensione del contesto e della cultura locale per poter individuare interventi che rispondano ai bisogni reali e prioritari della popolazione interessata, sia per garantire che detti interventi siano duraturi e rispettosi della cultura locale.

Riscriviamo il futuro

Save the Children si è attivata immediatamente per far fronte all’emergenza Covid-19. Attraverso la sua estesa rete di partner presenti nei territori più marginalizzati, in collaborazione con le scuole, già nel marzo 2020 e durante i mesi di lockdown, ha avviato il programma Non da soli, che ha raggiunto in pochi mesi oltre 75.000 persone. Il programma si è concentrato sui bisogni immediati dei bambini e delle loro famiglie, distribuendo buoni spesa, viveri, prodotti per la prima infanzia, ma anche dispositivi digitali quali tablet e connessioni per garantire continuità educativa attraverso la didattica a distanza. Inoltre, è stato dato supporto educativo, allo studio e sostegno psicosociale.

A partire da quella esperienza, Save the Children ha lanciato nel maggio del 2020, la campagna Riscriviamo il Futuro, un programma di intervento integrato per il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, che vuole garantire un sostegno di medio e lungo periodo alle famiglie e ai minori maggiormente in difficoltà nelle periferie e nei quartieri più deprivati delle città, sia attraverso un sostegno di tipo materiale, sia tramite un supporto educativo in ambito scolastico ed extrascolastico. Consapevoli che l’emergenza avrebbe avuto un impatto anche nel medio e lungo periodo, a giugno 2021 abbiamo rilanciato la campagna nazionale Riscriviamo il Futuro per raggiungere bambine, bambini e adolescenti sul territorio nazionale e le loro famiglie con una serie di iniziative incentrate sulla necessità di garantire i diritti e rispondere alle esigenze e ai bisogni dei minori, dando continuità all’apprendimento e all’acquisizione di competenze e assicurando a tutti loro, soprattutto quelli che vivono in condizioni di svantaggio, l’accesso ad opportunità educative, grazie ad una rete territoriale che ha la scuola come fulcro essenziale, e attraverso un sostegno diretto e personalizzato alle famiglie.

Grazie al contributo e alla generosità di privati cittadini, aziende, fondazioni e istituzioni, nel corso del 2021, abbiamo destinato oltre 1,5 milioni di Euro ad azioni di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica nei Punti Luce; supporto materiale alle famiglie vulnerabili, consegna di voucher per l’acquisto di beni di prima necessità e assegnazione di doti di cura e doti educative; servizio legale e supporto psicologico per i Minori Stranieri Non Accompagnati; supporto psicosociale per le famiglie e per i minori; rafforzamento dell'apprendimento e innovazione didattica.

Più di un sostegno materiale

Questo supporto [il pagamento della mensa scolastica] è stato per me un aiuto importante. Per quanto mi sforzi di essere una buona mamma non sempre riesco a dare a Manuel tutto quello di cui ha bisogno e questo mi riempie di dolore e preoccupazioni. Ma il Punto Luce è un riferimento di grande valore: gli operatori tengono a tutti i bambini che frequentano il centro e cercano di compensare le mancanze e le difficoltà, dando un supporto quando serve. Ci sono sempre, soprattutto dal punto di vista umano ed emotivo.
Una mamma che ha usufruito degli interventi di Riscriviamo il Futuro

Risposte umanitarie in Italia e nel mondo

Paesi di intervento 53
Risposte umanitarie 131
Persone raggiunte 1.214.088
  • di cui 634.529 bambini
  • + 55% rispetto al 2020
  • Il calcolo delle persone raggiunte viene stimato in proporzione alla quota di fondi allocati da Save the Children Italia alla specifica emergenza.
Fondi raccolti 8.465.922
Fondi spesi 35.351.615 Nel 2021 la differenza tra i fondi destinati e quelli raccolti è stata coperta attraverso i “Fondi Emergenza”, costituiti proprio per far fronte a programmi di risposta alle emergenze in Italia e nel mondo e attraverso fondi unrestricted.
  • Afghanistan
  • Bangladesh
  • Bolivia
  • Bosnia ed Erzegovina
  • Burkina Faso
  • Cambogia
  • Colombia
  • Costa D'Avorio
  • Egitto
  • eSwatini
  • Etiopia
  • Filippine
  • Giordania
  • Guatemala
  • Haiti
  • Honduras
  • India
  • Indonesia
  • Iraq
  • Italia
  • Kenya
  • Laos
  • Libano
  • Liberia
  • Malawi
  • Mali
  • Mozambico
  • Myanmar
  • Nepal
  • Nicaragua
  • Niger
  • Nigeria
  • Pakistan
  • Perù
  • Repubblica Democratica del Congo
  • Repubblica Dominicana
  • Romania
  • Ruanda
  • Sierra Leone
  • Siria
  • Somalia
  • Sri Lanka
  • Sudan
  • Sud Sudan
  • Tanzania
  • Thailandia
  • Turchia
  • Territori Palestinesi Occupati
  • Uganda
  • Venezuela
  • Vietnam
  • Yemen
  • Zambia

Paesi

Afghanistan, Bangladesh, Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Burkina Faso, Cambogia, Colombia, Costa D’Avorio, Egitto, eSwatini, Etiopia, Filippine, Giordania, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Indonesia, Iraq, Italia, Kenya, Laos, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Myanmar, Nepal, Nicaragua, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Dominicana, Romania, Ruanda, Sierra Leone, Siria, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Sud Sudan, Tanzania, Thailandia, Turchia, Territori Palestinesi Occupati, Uganda, Venezuela, Vietnam, Yemen, Zambia.

Perché Save the Children si dota di Fondi per le Emergenze?

Nelle risposte umanitarie è fondamentale pianificare in anticipo, formare il personale e avere pronti i fondi per i beni e il materiale da distribuire prima che scoppi l’emergenza. Grazie ai nostri Fondi Emergenza abbiamo risorse immediatamente disponibili per portare i primi soccorsi, assicurando una risposta veloce ed efficace in base alle esigenze e al tipo di crisi. Prima interveniamo, più vite possiamo salvare. I Fondi Emergenza ci consentono di garantire aiuti immediati come cibo, acqua, kit igienici, cure mediche, rifugi temporanei, supporto psicosociale e spazi sicuri dove i bambini possono socializzare, giocare e affrontare il trauma subìto. Ai Fondi Emergenza partecipano privati cittadini ma anche Aziende, Piccole e Medie Imprese, Enti, Istituzioni e Grandi Donatori. Tutti, grazie al loro importantissimo contributo, ci aiutano a correre più veloce, ad arrivare in tempo.