Il protagonismo dei giovani

La storia di Kealy

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi mentre interloquisce con un gruppo di studenti al Punto Luce di Torre Maura a Roma
Il 23 novembre 2021 il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha fatto visita al Punto Luce di Save the Children nel quartiere Torre Maura, a Roma, dove ha incontrato bambine, bambini e adolescenti che frequentano uno degli spazi attivati dall’Organizzazione nelle aree maggiormente prive di servizi delle città italiane. Dopo aver visitato il centro di Torre Maura, il Presidente del Consiglio si è intrattenuto con i bambini e con i ragazzi: si è trattato di un’occasione di confronto e di ascolto diretto sui temi delle periferie e sull’importanza del protagonismo dei giovani nelle scelte politiche che riguardano il loro futuro.
Il Presidente ha inoltre condiviso con i bambini, bambine e adolescenti alcune esperienze avute alla loro età e ha dato loro consigli e suggerimenti su come coltivare il loro potenziale. Tra le ragazze e i ragazzi partecipanti a quell'importante dialogo c’era Kealy, 16 anni. Da quando aveva 6 anni frequenta il Punto Luce, un luogo che le ha dato l'opportunità di vivere esperienze che altrimenti non avrebbe mai fatto, di conoscersi, comprendere i propri limiti e a trasformarli in potenzialità. Lasciamo alle sue parole e a quelle del Presidente del Consiglio Mario Draghi il senso di quella emozionante giornata.
È giusto che i giovani si facciano sentire su temi quali l’ambiente, le diseguaglianze, il G20, etc. e che esprimano la loro opinione: la partecipazione giovanile e l’interessarsi alla politica e a ciò che accade intorno a noi è importante. Non è sempre facile farsi sentire però tutti noi abbiamo un “alleato” in questo: se utilizzati nel modo corretto, internet e la comunicazione in generale possono permettere di raggiungere traguardi importanti consentendo di divulgare il nostro pensiero, facendolo arrivare a un gran numero di persone. Secondo me la comunicazione è essenziale, così come anche la partecipazione è necessaria per favorire crescita e notorietà: due fattori che consentono ai giovani di essere coinvolti nel dialogo con i politici e con altri adulti di rilievo. È bello sentirsi coinvolti in questo cambiamento. Noi giovani dobbiamo essere prima di tutto motivati e pronti a metterci in gioco per poterci confrontare con i politici e portare a un cambiamento sociale.
Kealy
È con straordinario piacere che ho visitato questo splendido posto, una comunità fantastica, persone bravissime che vi vogliono bene. È straordinario perché comincia tutto da lì. Comincia dal loro affetto e da quello che sapete dare tra voi. Appena una persona entra qui capisce subito che c’è un calore, un amore straordinario da dove parte tutto, la vostra educazione, il vostro apprendimento e il vostro divertimento perché senza divertimento le cose non rimangono in testa. Bravi e grazie per avermi invitato oggi [...] sono ammirato da quello che è stato fatto qui e da voi stessi, siete bravissimi.
Prof. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri

Al termine dell’incontro, rispondendo alla domanda di uno dei ragazzi che ha chiesto come faranno i giovani a trovare la loro strada nella vita, il Presidente Draghi ha poi aggiunto:

Quello che dovremmo fare è investire molto di più su questo, creare tantissimi Punti Luce.

Prof. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri

La storia di Aurora

Bimbi riuniti attorno ad un tavolo a colorare, durante l'inaugurazione del progetto Fuoriclasse ad Aprilia
credits: Francesca Leonardi per Save The Children

Aurora ha 13 anni e frequenta una scuola media di Napoli.

Alcuni direbbero che è solo una ragazzina ma Aurora ha in sé una profondità e una maturità straordinarie. E’ capace di riflessioni molto sensibili sulla scuola, sulla vita, sui compagni. E’ appassionata e tenace, pronta a mostrarsi in pubblico e ad attivarsi per quello che crede giusto.

Quella che frequenta è una delle oltre 150 scuole che su tutto il territorio nazionale aderiscono al progetto Fuoriclasse in Movimento di Save the Children, strutture scolastiche che nascono spesso in contesti difficili, dove a volte i ragazzi abbandonano lo studio per stare in strada, al servizio dell’illegalità.

Aurora non è così, lei ama la scuola come contesto di socializzazione e di esperienze irrinunciabili per costruire la persona che si vuole essere da grandi. Così dice: “La scuola è la seconda casa, quella in cui i giovani trascorrono molto del loro tempo: scuola di vita, di istruzione, di emozioni. Qui si impara la condivisione, la giustizia e talvolta l’ingiustizia, ma si sa che la vita va così. L’impegno scolastico è la prima forma di responsabilità che si richiede ad un bambino: saper curare il proprio materiale ed essere in ordine è il principio della consapevolezza di ciascuno. La scuola rappresenta una piccola comunità che si modella a società del futuro: impariamo ad esultare, a perdere, a rialzarci e a conoscere il sogno del ‘da grande sarò...”

Nell’ambito del progetto Fuoriclasse in Movimento, Aurora, insieme ai compagni partecipa ai Consigli Fuoriclasse, tavoli permanenti di confronto e ascolto tra studenti e docenti, che hanno l’obiettivo di migliorare la scuola e il territorio partendo proprio dalle proposte dei ragazzi, aumentando il loro senso di appartenenza alla scuola e motivandoli allo studio.

“Fuoriclasse è un progetto che mette i ragazzi al primo posto, li aiuta a esprimere la propria voce, a migliorarsi. E’ importante perché coinvolge tutti permettendo anche ai più deboli di farsi valere. All’interno dei Consigli progettiamo e realizziamo azioni concrete di cambiamento per migliorare il nostro stare a scuola. È grazie a questo progetto che abbiamo istituito i tre giorni dello studente: iniziativa che aspettiamo sempre con ansia, in cui le attività didattiche si svolgono in modi sempre nuovi e speciali”, racconta Aurora.

A scuola lei e i suoi compagni discutono anche di clima e ambiente, argomenti su cui la ragazza ha potuto esprimere a gran voce la sua opinione e quella dei suoi coetanei in un tavolo di discussione dove ha partecipato anche il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. In quella occasione Aurora ha raccontato i risultati di un sondaggio che ha coinvolto 518 studenti e studentesse tra i 10 e i 14 anni in tutta Italia, ricordando agli adulti presenti che per realizzare cambiamenti non si può più prescindere dall’ascoltare la voce dei più piccoli, coloro che mostrano sempre di più la voglia di assumersi grandi responsabilità.

Noi siamo futuro

Più del 90% di noi ragazzi vuole mettersi in gioco per aiutare a risolvere la situazione: la responsabilità dei cambiamenti climatici è di tutti.
Oltre l’88% di noi è disposto a cambiare abitudini per ridurre il proprio impatto ambientale e propone alle istituzioni di realizzare campagne di istruzione e di sensibilizzazione per rendere consapevoli tutti che semplici gesti quotidiani possono aiutare a ridurre le emissioni, senza pregiudicare la qualità della nostra vita.

Per esempio ridurre la temperatura della propria abitazione di un solo grado, non utilizzare la temperatura del frigo al massimo o fare la raccolta differenziata separando i materiali in modo corretto.

Proponiamo anche che si costruiscano più piste ciclabili e che si incentivi l’uso della bicicletta; che si renda obbligatorio l’utilizzo di un’energia pulita e poco inquinante, come quella degli impianti solari e eolici; che si piantino alberi nelle città e tutelino gli oceani che contribuiscono a regolare la temperatura del pianeta. E poi chiediamo ai politici di agire con urgenza per contrastare con leggi efficaci i cambiamenti climatici, perché noi vogliamo un futuro diverso, noi siamo futuro.

Aurora

La storia di Saleha

Foto di Saleha in visita a Mumbai
credits: ICSA Agency per Save The Children

Saleha ha 22 anni è nata e cresciuta in uno slum di Mumbai. La sua conoscenza della nostra Organizzazione ha radici molto profonde che hanno cominciato a formarsi tanto tempo fa, quando aveva 15 anni. Già allora infatti Saleha si impegnava come attivista, mettendo le basi al sogno di poter cambiare la società che fin da bambina che si era prefissata come obiettivo. A quei tempi partecipava ad un training di Save the Children che spiegava come intervenire in caso di disastri naturali per salvare bambini e famiglie. Questo le ha permesso di acquisire la sicurezza e le tecniche utili a condurre a sua volta training nella sua comunità.

Successivamente ha avuto l’opportunità di tenere un TedX talks e di partire per New York, così che le sue intenzioni potessero addirittura volare dal suo piccolo e remoto slum di Mumbai fino all’America più prestigiosa, quella che discuteva sugli Obiettivi del Millennio.

Oggi, dopo 7 anni dal suo primo impegno a favore dell’infanzia, Saleha ha messo su famiglia, si è laureata e ha iniziato a lavorare per Save the Children, come operatrice sanitaria comunitaria in un progetto di salute e nutrizione.

Ci racconta il suo lavoro contro la malnutrizione infantile: “Noi operatori sanitari andiamo casa per casa a controllare l’altezza, il peso e la circonferenza del braccio dei bambini. In questo modo verifichiamo se sono malnutriti oppure in buona salute. Se i piccoli hanno una malnutrizione grave o moderata li facciamo portare al Centro di Riabilitazione Nutrizionale dove viene somministrata loro una cura di micronutrienti e cibo terapeutico”. Poi continua: “Inoltre, organizziamo degli ambulatori comunitari in modo che le persone abbiano accesso alle medicine e diffondiamo corrette pratiche igienico-sanitarie, nonché nutrizionali, affinché le mamme sappiano come prendersi cura adeguatamente della loro salute e di quella dei figli”. Le famiglie dello slum infatti non hanno facilità di accesso alle strutture formali, agli ospedali, quindi le visite a domicilio degli operatori sanitari comunitari sono di estrema importanza per loro.

All’inizio Saleha, come spesso succede agli attivisti, ha incontrato tantissime difficoltà nella sua comunità, nessuno la ascoltava, poi le cose sono cambiate davvero. E infatti dice: “All’inizio le persone ci ignoravano. Ora invece, soprattutto da quando sono tornata da New York, sono curiosi, chiedono, mi domandano: <<Saleha che stai facendo? Anche noi vogliamo imparare!>> Si sentono, in pratica, stimolati a fare qualcosa per la loro comunità. Lavorando per Save the Children incontro molte persone, donne incinte o in allattamento, ragazzi e ragazze in età riproduttiva, e questo mi permette davvero di sensibilizzare un vasto pubblico e di poter cambiare le cose”.

Saleha non finisce mai di ripetere lo stesso mantra positivo che, in ricordo di Ghandi, comunica a tutti quelli che incontra come stimolo moltiplicatore all’attivismo: “Se vuoi che il mondo diventi un posto migliore, tu per primo devi cambiare: sii il cambiamento che vuoi vedere intorno a te!”.

Grazie al suo impegno tantissimi bambini sono guariti dalla malnutrizione, sono stati vaccinati e curati dalla polmonite o da altre malattie. Gli operatori sanitari sono ormai punti di riferimento essenziali per le famiglie dello slum: senza di loro molti bambini non sarebbero sopravvissuti alla fame e alle malattie.

Saleha questo lo sa. Sente davvero di avere realizzato il sogno che aveva da piccola. Ma sa anche che le sfide in questo mondo sono sempre tante e che questo non è il momento di fermarsi, racconta la piccola, grande Saleha.

Io sono stata supportata moltissimo nel mio percorso che da giovane attivista mi ha portato a lavorare per Save the Children. Quando ero piccola avevo il sogno di poter cambiare la mia società e ora sento di aver realizzato quel sogno. Sono orgogliosa di me. Però non è finita qui, cercherò di fare sempre meglio.
Saleha

La storia di Lara

Lara, 7 anni nella sua tenda, mentre i prepara ad andare a scuola
credits: Hurras Network per Save The Children

Lara (nome di invenzione per proteggere l’identità della minore) ha 8 anni e vive in un campo di sfollati nel Nord Ovest della Siria.

Sei anni fa Lara è stata costretta ad abbandonare la sua casa ad Idlib insieme alla sua famiglia. Da allora ha continuato a spostarsi da un luogo a un altro miriadi di volte. Quando Lara ha saputo che doveva andare via, lasciare la sua casa, la sua cameretta, ha subito messo in una borsa i suoi giocattoli e li ha portati con sé. Ha deciso di non riaprire quella sacca fino a quando non sarebbe tornata di nuovo a casa. “Quando abbiamo deciso di scappare, Lara non si muoveva, non accettava l’idea di lasciare la sua casa, il suo mondo. L’abbiamo dovuta convincere, piangeva a dirotto. Così ha deciso di mettere le sue bambole e i suoi pelouche in una sacca, li ha portati per tutto il viaggio stretti tra le sue braccia. Durante il primo anno ci siamo spostati tantissimo e, ogni volta che arrivavamo in un nuovo accampamento, le dicevo: tira fuori i giocattoli. Ma lei ogni volta rifiutava e mi rispondeva: non ci giocherò fino a quando non torneremo a casa. Li ha tenuti nascosti per più di un anno.” dice la mamma della piccola.

Lara per più di un anno ha combattuto, ha messo in atto la sua forma di resistenza alle violenze, alle barbarie della guerra. Ha ceduto solo per amore dei suoi fratelli, dando a loro alcuni giocattoli e tenendo per sé la bambola più amata. Recentemente sua sorella si è sposata, così Lara le ha donato un orsacchiotto che ama tantissimo.

Lara e i suoi fratelli non riescono a sopravvivere se non con gli aiuti umanitari, cosa che umilia profondamente i loro genitori, persone con una vita normale prima che la guerra sconvolgesse tutto quanto. Dopo dieci anni di un conflitto estenuante e sei anni negli accampamenti, Lara ormai si è abituata a vivere in questo stato di precarietà. Però le sue speranze per il futuro cominciano ad affievolirsi.

Save the Children ha offerto alla piccola Lara un posto sicuro, la possibilità di frequentare una scuola allestita nel campo e le ha donato un kit scolastico così che, almeno in un posto e in un modo informale, la bambina continui a coltivare la sua speranza di un futuro dignitoso e felice. Ha amplificato, inoltre, la voce di Lara, la sua resistenza dedicandole un evento di sensibilizzazione che ha raggiunto una grandissima risonanza mediatica, portando la valigia di giocattoli di Lara in tutta Italia. Il 15 marzo 2021, infatti, per ricordare il triste anniversario dall’inizio della guerra in Siria, le parole della bimba hanno ispirato la produzione di un monologo teatrale recitato da un’attrice giovanissima, come preludio di un concerto emozionante tenuto dalla cantante Elisa nella splendida cornice del Colosseo, a Roma.

In un momento intenso, soffuso, emozionante, trasmesso dai principali media, Lara è diventata il simbolo di 5 milioni di bambini: minori siriani che da troppo tempo hanno dimenticato la loro infanzia, vittime innocenti di una guerra che dura da un decennio e che non ha intenzione di terminare. Una guerra che ha prodotto milioni di bambini “Senza”, come Lara. Senza libri, Senza sicurezza, Senza giardini, Senza spensieratezza, Senza vestiti puliti, Senza via d’uscita, Senza sonni tranquilli, Senza un bagno caldo, Senza leggerezza, Senza infanzia. Bambini intrappolati in delle vite che non sono la loro. A cui noi però vogliamo continuare a dar voce e speranza. Perché loro stessi, Lara per prima, ci insegnano che l’amore, la cura, l’attenzione verso gli altri possono farci andare avanti, possono farci continuare a lottare insieme a Lara, per Lara.

La nostra casa è stata distrutta e ora viviamo in una tenda. Credo che il nostro futuro sarà solo guerra. Io spero che finisca presto così tutti i bambini possono tornare nelle loro case e imparare a leggere e a scrivere. Da grande io vorrei andare all’Università e diventare insegnante, stare con gli studenti così che non lascino più la scuola.
Lara

La storia di Precious

Precious, ragazzo nigeriano di 22 anni, mentre sorride alla fotocamera alzando in alto entrambi i pollici
credits: Luana Rigolli per Save The Children

Precious (tutti i nomi dei ragazzi di questa storia sono inventati per proteggere l’identità dei minori) ha 22 anni, è nigeriano e vive a Torino. E’ arrivato nel nostro Paese da minorenne dopo un viaggio estremo. Fulvia di anni ne ha 26 anni, è italiana ed è una volontaria di Save the Children dal 2018.

In comune hanno un posto, CivicoZero, un centro diurno di Save the Children dove minori stranieri non accompagnati e neomaggiorenni vengono accolti, ascoltati, ricevono servizi di prima accoglienza e di accompagnamento verso la ricostruzione del proprio percorso di vita, l’autonomia e l’inclusione nel territorio. Ma Fulvia e Precious hanno in comune anche un progetto: diventare cittadini attivi, battersi per i propri diritti e quelli degli altri, partecipare alla vita della loro comunità per far crescere se stessi e la società in cui vivono.

A CivicoZero Torino Precious ha trovato una casa per tanti anni, gli operatori lo hanno sostenuto nella passione verso il canto, il ballo, la musica, permettendogli di ricevere borse di studio, di partecipare a laboratori di hip hop e teatro e di confrontarsi con altri giovani. Attraverso il Movimento Giovani di Save the Children Precious ha contribuito a scrivere una canzone rap, dal titolo “Sto imparando ad essere grande”, creata da un intreccio di storie di un gruppo di minori stranieri non accompagnati. Precious ha composto il ritornello e ha partecipato alla registrazione del brano nonché alle riprese di un videoclip promosso su vari canali: il brano ha dato voce ai traumi ma anche alle speranze di tanti minori stranieri che arrivano in Italia senza diritti. A CivicoZero Milano, invece, Fulvia svolge attività di volontariato supportando gli operatori nell’accoglienza di minori stranieri in situazione di particolare marginalità, nell’erogazione di servizi di base e nella proposta di corsi di lingua italiana, di supporto allo studio e laboratori artistico- espressivi. “Sono molteplici le emozioni che provo quando vado a CivicoZero”, racconta Fulvia, “Ricordo con piacere la gioia di Hassan, ragazzo amante della pittura che frequenta il corso d’italiano, nel mostrarmi i disegni che ha accuratamente appeso sul letto. Spesso mi racconta che di notte si impegna a leggere libri in italiano perché ha tanta voglia di imparare la nostra lingua al più presto. Penso anche a Adah, una ragazza vittima di tratta. Il suo dolore dovuto al distacco dai suoi familiari è ancora troppo forte e le violenze subite durante il viaggio verso l’Italia l’hanno portata a chiudersi in se stessa. Grazie ai colloqui e ai laboratori proposti da CivicoZero ho notato però grandi miglioramenti in tante ragazze e ragazzi come Adah. Ogni giorno ascolto le loro storie, le loro speranze che mi aiutano a dare ancora più valore alla vita”.

Precious oggi, proprio come Adah e Hassan, è diventato grande, anche grazie ai tanti volontari come Fulvia. Fulvia, grazie a ragazzi come Precious, si sente una persona più forte e un’attivista sempre più convinta: è una delle volontarie più attive di Save the Children, dona il suo tempo e la sua energia positiva senza risparmiarsi. Così racconta: “L’impegno volontaristico in Save the Children mi ha permesso di sviluppare, ancor di più, una coscienza civica e solidale. Posso dire a gran voce che l’impegno dedicato a CivicoZero mi ha permesso di dare concretezza a sostantivi quali “inclusività” e “solidarietà” e mi ha insegnato a comprendere le metodologie di un’azione socio-umanitaria di una meravigliosa realtà come quella di CivicoZero”.

Con il supporto di CivicoZero e degli operatori e volontari che ne fanno parte, Precious ha iniziato un tirocinio come serramentista ottenendo successivamente un contratto di lavoro. Oggi Precious è autonomo e felice di avere creato una famiglia: anche se giovanissimo, è diventato papà.

Attivarsi per l’inclusione: partire da (Civico)zero e arrivare lontano

Sono andato via dal mio Paese perché non volevo essere schiavo, volevo una vita migliore. Con CivicoZero ho iniziato a leggere, scrivere, parlare italiano. Conoscere la lingua del posto in cui vivi ti fa crescere perché ti permette di parlare con le persone, di chiedere informazioni e trovare lavoro. CivicoZero è number one! Oggi la mia vita è diversa rispetto a quando sono arrivato in Italia. Oggi la mia vita è grandissima: ho fatto diverse esperienze, ho un impiego. Sono una persona onesta, sono il padre di una bellissima figlia, ho delle responsabilità che riesco a gestire. Molti mi dicono che sono troppo giovane per avere una bambina, ma no, quello che mi interessa non è il divertimento ma avere una famiglia per cui lavorare: questa è la vita. Spero che un giorno, quando mia figlia crescerà, potrà conoscere CivicoZero.
Precious

La storia di Lorenzo

Ragazza che urla slogan durante il Global Strike for Future a Roma
credits: Mohamed Keita per Save The Children

Lorenzo ha 20 anni ed è nato a Genova. Ha iniziato a frequentare il Punto Luce della sua città fin dalla sua origine. E non ha più smesso.

Prima di arrivare ed entrare in questa fantastica “famiglia” del Punto Luce ero una persona completamente diversa, non sapevo cosa fare della mia vita, ero insicuro e per nulla consapevole del mio potenziale”, dice il ragazzo che oggi dà tutt’altra impressione. Si vede che è un tipo determinato, spigliato, e che sa il fatto suo. Nel Punto Luce ha subito trovato il modo per partecipare, per essere un attivo protagonista delle attività e dei momenti di crescita. Dice: “Qui mi sono subito trovato a mio agio, sia grazie agli educatori che alle attività che venivano proposte. Mi trovavo talmente bene che ho deciso di diventare io stesso un volontario appena raggiunta l’età necessaria per esserlo, così da aiutare i bambini più piccoli nello studio e in altre attività”.

Nello stesso periodo Lorenzo conosce anche SottoSopra, il Movimento Giovani di Save the Children e inizia a partecipare agli incontri con un gruppo di coetanei sparsi in tutta Italia. “Per me queste esperienze hanno significato un vero e proprio percorso di crescita personale che mi ha portato ad essere la persona che sono oggi. In particolare, aver fatto parte di SottoSopra mi ha dato la possibilità di vivere momenti indimenticabili, che tutt’oggi porto nel mio bagaglio personale”. Tra le occasioni che Lorenzo ricorda con orgoglio c’è l’evento in cui Save the Children e molti ragazzi del Movimento SottoSopra hanno festeggiato il centenario dell’Organizzazione alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In quell’occasione Lorenzo e altri ragazzi del Movimento hanno scritto e portato un loro intervento, sentendosi a tutti gli effetti “ascoltati da tutta Italia”, come Lorenzo stesso afferma.

“Credo che sarebbe fantastico se più persone potessero fare il percorso che ho avuto la fortuna di fare io. Tuttavia, purtroppo, ancora oggi, data anche la situazione globale in cui ci troviamo a causa della pandemia, poter dire “sono riuscito a seguire una lezione online” per qualcuno sembra un’utopia.” L’abbiamo visto durante il lockdown e le altre chiusure provocate dal Covid­19: molti bambini e ragazzi si sono trovati esclusi, non hanno potuto seguire le lezioni a distanza o, se l’hanno fatto, hanno trovato non poche difficoltà, rimanendo di fatto indietro.

“Ma a noi il bavaglio non ce lo mettono” sono le parole che Lorenzo ha ripetuto più volte sul tema della povertà educativa digitale in occasione di Riscriviamo il Futuro, la Campagna lanciata da Save the Children nel 2020 e poi rilanciata nel 2021. Per Riscriviamo il Futuro, insieme ad altri giovani di SottoSopra, Lorenzo ha preso parte a tutto il lavoro di stesura del Manifesto di campagna e di realizzazione di altri strumenti di comunicazione utili a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla povertà educativa e sui mezzi per contrastarla messi in piedi da Save the Children. La nostra Organizzazione infatti ha interpellato tanti ragazzi come lui per promuovere la loro partecipazione e proporre un cambiamento.

“Con la stesura del Manifesto e le altre attività in cui sono stato coinvolto per la campagna Riscriviamo il Futuro, non solo ho potuto dire ciò che pensavo ma a tutti gli effetti mi sono sentito ascoltato e ho potuto avere un confronto, non solo con ragazzi della mia età, ma anche con persone adulte”.

Giovani senza bavaglio: tanti sforzi e idee per conquistarsi il futuro

Oggi più che mai credo che il mondo intero abbia bisogno di ascoltare i giovani e aiutarli come meglio può nel proprio percorso di crescita senza ignorarli come se fossero “solo dei bambini”. Questi “bambini” non hanno intenzione di rimanere con le mani in mano e con la bocca tappata, vogliono prendersi il proprio futuro con i propri sforzi e le proprie idee. E se continueranno a ignorarli, come se non valessero nulla, loro si faranno sentire ancora più forte.
Lorenzo